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Papa Francesco non può dire «Sì» all'occupazione delle chiese perché appartengono all'Italia.


Come riferito da più giornali, l’occupazione dell’atrio della Basilica dei SS.Apostoli da parte di migranti e attivisti avrebbe incontrato il tacito consenso di Papa Francesco, aprendo di fatto al rischio di una corsa all’occupazione delle basiliche romane, in primis quella di S. Maria degli Angeli in Piazza della Repubblica. Invero il consenso del Papa all'occupazione, anche se tacito, è arbitrario per le vicissitudini storiche del ns Paese nel corso delle quali si è giunti alla capitolazione dello Stato Pontificio. Le chiese sono perciò proprietà dello Stato italiano e dunque per il Papa vale de jure il fatto di non poter disporre liberamente di un bene altrui. Oltre che luoghi sacri esse sono monumenti preziosi e vanno rispettate come tali. E' il motivo di fondo per il quale è il MIBACT ad occuparsi degli eventuali restauri. Si pone 



anche il problema di eventuali danni e costi. Si pone inoltre una domanda di pertinenza: perché dovrebbe lo Stato italiano provvedere ai costi di sperimentazioni sociali che hanno a monte la teologia della liberazione già combattuta ed avversata a spada tratta da San Giovanni Paolo II? ed ancora: perché per questi esperimenti la Chiesa non usa gli eleganti palazzi di Via della Conciliazione o i diversi albergi di lusso con ampi spazi interni ed esterni cui potrebbero benissimo essere ospitati i migranti? E, ancora, è giusto trasformare le chiese di Roma in una vetrina propagandistica dell'emergenza abitativa della capitale, specie in questo momento di collasso finanziario? Ed inoltre, anche per motivi di sicurezza, non sarebbe più adeguato uno spostamento verso le periferie o altri comuni? 
fls

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