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Il Natale ai tempi del Covid19.

 


Di Daniel Di Schuler

Mio figlio è bloccato a Londra. Ormai è quasi certo che passerà lì il Natale. Senza che sia colpa di nessuno. Solo della maledetta variante inglese del maledetto virus. Me lo dico, ma strozzerei il mondo. Non lo vedo da sei mesi e chissà quando lo rivedrò. Non sono un padre soffocante. Il contrario. Olmo non aveva neppure 18 anni quando ha preso la valigia per andare in Inghilterra a caccia di borse di studio. Elisa, sua sorella, ne aveva 16 quando è andata a vivere con un gruppo di studentesse universitarie giù a Santiago. Anche lei per inseguire i suoi sogni. E noi ad applaudirli. Orgogliosi, anzi, nel vederli già capaci di volarsene via. Orgogliosi, ma con il cuore che si faceva piccolo a ogni abbraccio. Prima di ogni partenza. Resa sopportabile dall’idea che sarebbero tornati. Almeno d'estate e a Natale. Il minimo che ci deve la vita, Natale con i nostri figli. E invece no. Neppure quello, alla fine di un anno senza la minima soddisfazione. Mi sarei messo a urlare. Forse l’ho anche fatto. Prima di leggere di Lucia. Aveva la mia età, faceva la maestra elementare in Toscana ed è morta di covid. I suoi ne hanno onorato la memoria nel migliore dei modi. Pubblicando i messaggi che si sono scambiati con lei, ricoverata sotto a un casco ad ossigeno. Lei che cercava di mostrarsi calma. Che sembra quasi voler fare loro coraggio. Che si preoccupava per i suoi allievi e per la scuola. Fino a quando l’hanno intubata. Punto. Un racconto minimo, di poche frasi staccate, che è quanto di più vero e toccante abbia letto sull’epidemia. Capace di farmi vergognare e tacere. Di ricordarmi, mentre ero ancora perso dentro le mie lamentele, quale sia la vera dimensione del dramma che stiamo vivendo. Di cui tanti stanno morendo. Gente come noi. Con famiglie come le nostre. Che possono reputarsi fortunate, se nessuno si è ancora ammalato. Altro che proteste o negazioni. Che possono passare il Natale riunite, più riunite che mai, anche con un figlio a 2000 chilometri di distanza. Lontano, ma solo per la geografia.


Daniel Di Schuler





E' nato il 12 settembre 1964, Scrittore, Pittore e Scultore, conosciuto per i numerosi viaggi vive in un villaggio di pescatori vicino Fisterra. Il suo romanzo “Un'Odissea minuta” edito da Baldini e Castoldi è stato finalista del Premio Italo Calvino. E' scrivener c/o Baldini + Castoldi, Bertoner editore e Albe Edizioni. Il suo ultimo lavoro è “L'ora che il tempo dice” pubblicato da Ex Cogita.




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