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Regionali, PD 5 a 2: prolegomeni di una vittoria.


"Le elezioni regionali hanno un valore politico perché se questo signore perde in 4 Regioni, i suoi stessi dovranno mandarlo a casa..." così alcuni giorni fa Silvio Berlusconi. I dati usciti dalle urne, confermano invece Matteo Renzi e la sua linea politica con un successo: 5 a 2; PD primo partito nazionale con il 24%, M5S secondo con il 18.5% e Lega Nord terza con il 12.7. Enrico Rossi con il 48% porta l'assegnazione della Toscana al PD già al primo turno, così come il 45% di Michele Emiliano in Puglia. La scelta di De Luca si è invece dimostrata vincente in Campania dove la Presidenza è stata così sottratta a Stefano Caldora, ma riaprendo - proprio sul vincitore - il dibattito sulla differenza di trattamento che la legge Severino fa tra deputati e candidati regionali: è costituzionale? Un PD perciò leader per il prossimo futuro a convincere sulla politica delle Riforme e sul suo completamento. Confermato invece il declino di F.I., dove il pronostico, sempre di Berlusconi, che il suo partito si sarebbe confermato ad oltre il 10% non è stato smentito solo per un soffio: 10.3%. Non più dunque alleati della Lega di Salvini, che specie al Nord si afferma come secondo partito, ma semmai stampella della Lega, che ribadisce il distanziamento da importanti leaders forzisti, quale l'uscente campano Stefano Caldora, e, solo in Liguria Toti sembra l'erede possibile alla leadership all'ombra del fondatore, mentre al Sud la spaccatura causata dalla linea di Fitto è in gran parte corresponsabile della vittoria di Emiliano. Un voto dunque che segna ancora una volta la marginalizzazione sempre più crescente di F.I. con una deriva del suo elettorato verso La Lega al Nord, verso lo stesso PD e verso la dispersione in formazioni minoritarie antagonizzanti. Il successo pentastellato conferma invece l'apprezzamento del lavoro fatto, da parte di un elettorato con l'esigenza, peraltro sempre più sentita, di una politica diversa nelle forme e nei contenuti e la cosa è rilevante soprattutto considerato l'ancora aumentato disinteresse alla politica dell'elettore medio: i non votanti sono aumentati di circa il 10% cosìcché i votanti sono ormai ridotti al 57% degl'aventi diritto. Su un punto comunque l'anziano leader di F.I ha ragione: queste elezioni hanno un valore ed un significato nazionale: infatti configurano e delineano ulteriormente un nuovo quadro politico nazionale, un quadro nel quale il "ventennio" è sempre più messo da parte. Finalmente!
francesco latteri scholten.

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