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L'UE non può essere GrossDeutschland: inesistente tanto una Ostpolitik con l'UEE quanto una politica mediterranea.


Oltre 800 sono i clandestini in fondo al Mediterraneo solo per l'ultima delle tante tragedie, a denunciare la totale assenza di una politica dell'Unione a riguardo. E' l'incontro personale di Tsipras e della leadership greca - anzicché quella della leadership europea - con il leader dell' Unione Economica Euroasiatica Vladimir Putin con sullo sfondo quel terminal energetico che la Grecia potrebbe rappresentare e che ne costituisce l'unico vero valido progetto di sviluppo. In compenso, in primo piano ai vertici dell'UE è la crisi greca intesa semplicisticamente, neppure come crisi di uno dei Paesi membri, bensì come solvenza nei confronti delle banche tedesche, italiane, francesi e spagnole che hanno prestato soldi. Dunque non l'Unione, nè i suoi Paesi, né i suoi cittadini, bensì soltanto il recupero dei crediti bancari costituisce il nucleo della tanto sbandierata questione, a denunciare la totale mancanza - oltre che di una vera politica ed economia europee - di una nuova Ostpolitik, che si collochi in una realtà post 1989. Invero l'UE pare concentrata solo su quella che - a partire dal sacro romano impero - è la concezione più volte ripresa del GrossDeutschland, rimasta sostanzialmente la stessa e sempre tracollata nella sua attuazione in quanto incapace di sintonia e sinergia con le altre realtà economico politiche e socioculturali europee e con le loro direttive. L'esempio rinascimentale fu quello delle contrapposizioni tra le due grandi famiglie di banchieri, quella mediterranea dei Medici e quella mitteleuropea dei Fuegger che si stagliò tra l'altro quale ombra nel caso Galileo. L'ultima evoluzione del progetto è notoriamente quella preconizzata da Hitler nel Mein Kampf, la quale a parte i deliri paranoici e nazifascisti si rifaceva a Firestone e dunque a quel capitalismo manchesteriano di cui proprio un tedesco, Karl Marx, ha dimostrato tutta la carenza e fallimentarità. Sono stati, nel secondo dopoguerra due tedeschi ed un italiano ad aver avuto la capacità di innalzarsi oltre questa veduta: Willy Brandt, Helmuth Schmidt e Palmiro Togliatti. Ne era nata una politica di cooperazione e progetti comuni di grandi dimensioni e da questi in Unione Sovietica la Perestroika. Ma, come più volte di recente denunciato dallo stesso Michail Gorbaciov, dopo l' '89 la Ostpolitik si è fermata, è diventata semplicisticamente un allargamento dell' Occidente e così è fallita nei Paesi dell' Est. L'esito ultimo - nel giugno scorso - è stata la nascita dell' Unione Economica Euroasiatica nei cui confronti ad Ovest è risorto lo spirito che fu quello antisovietico. Un' Unione Europea che si concepisce semplicisticamente (ed assai riduttivamente) come "MittelEuropa", come il GrossDeutschland fatto di Germania, parte della Francia, Austria, Ungheria e parte della Polonia sino a Danzica. Il tutto fuso in un mercato a moneta unica, come già nei progetti rinascimentali, insomma come in quel progetto hitleriano che al di là dei deliri sarebbe fallito comunque proprio per la sua autisticità. L'Europa non può essere tout court un allargamento del GrossDeutschland anche a Spagna, Italia, Grecia etc, concepito semplicemente come relazionato al MittelEuropa a prescindere cioé dalle connotazioni specifiche di questi Paesi quali la relazione con il Nord Africa (Spagna ed anche Francia), la collocazione al centro del Mediterraneo (Italia), la prossimità con la Turchia ed il Medio Oriente (Grecia). Sono invece queste realtà a dover essere sussunte, sincronizzate ed armonizzate con un MittelEuropa che tale possa davvero essere e che senza ciò non può porsi neppure come MittelEuropa. Ma prima ancora di questo è necessaria una nuova leadership di europarlamentari che all'Europarlamento si preoccupi in prima linea di politica Europea, dei propri Paesi e dei propri cittadini anzicché esclusivamente della restituzione di crediti bancari facilonescamente concessi da managerialità e dirigenze incapaci e corrotte che non saranno comunque tenute e rendere conto del proprio operato e delle proprie responsabilità: nessuno ha osato neppure porre la questione.
francesco latteri scholten.

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