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Papa Francesco nuova linea: più Ràul Castro, più Abu Mazen, insomma più Hillary.


20 minuti calorosi con il Presidente palestinese Abu Mazen esito di un iter politico diplomatico travagliato ed annoso. I primi passi sono stati mossi diversi decenni addietro dall'ex leader democristiano Giulio Andreotti che conseguì di portare l'allora leader palestinese Yasser Arafat ad una visita di Stato ufficiale in Italia. Arafat, se per canto suo da un lato ha sempre voluto sottolineare la propria laicità con espressioni anche assai colorite come "...sì, ma Gesù Cristo era solo un carpentiere, mentrei io, modestamente, sono un ingegnere..." dall'altro ha sempre avuto tatto e disponibilità verso le diverse religioni, compresa quella cattolica; è sua ad esempio la disposizione per cui il sindaco di Betlemme, cittadina a larga maggioranza di popolazione islamica, debba essere un cristiano in deferenza proprio alla Chiesa. Itinerario travagliato quello di Arafat, che tuttavia ha portato, nonostante la fortissima opposizione specie della destra israeliana (ma anche di buona parte della destra del Congresso negli States), al riconoscimento plurimo dell'autorità palestinese ed alla concezione della legittimità di uno Stato di Palestina per il proprio popolo. Abu Mazen ha proseguito tra altre difficoltà il cammino iniziato dal precursore. Un cammino non sempre ben visto in ambito alla stessa Chiesa cattolica e cito un esempio occorsomi personalmente: una quindicina di anni fa, studente in una delle diverse Università vaticane a Roma, partecipai ad un incontro proprio con il leader palestinese ed ebbi il piacere e l'onore di essere tra i partecipanti nelle prime file. Eravamo a Testaccio ed il leader fu introdotto dall' On. Prof. Diliberto. Appena la cosa si riseppe anche in Università, fui marginalizzato da molti dei seminaristi miei colleghi ma anche - sia pure in modo più elegante e meno radicale - da alcuni dei Professori. Oggi Abu Mazen abbraccia il Papa e riceve da Lui la medaglia con l'effigie dell' Angelo della Pace, quello che apparse tra l'altro a Fatima. Il dono è appena a ridosso di un'altra effigie, quella data pochi giorni prima al leader cubano Ràul Castro raffigurante S. Martino che copre con il suo mantello un povero. Una linea politico diplomatica, quella di Papa Francesco che certo raccoglie i frutti di ciò che è stato seminato prima (e non solo dai cristiani "cattolici", ma anche da tanti laici spesso invisi proprio per quei semi) ma che senz'altro prende anche una direzione propria che dal passato si distanzia segnando una realtà nuova, sia proprio all'interno della stessa Chiesa cattolica, sia anche nell'ambito concernente il rapporto di questa con altre realtà politiche di primissimo piano quali ad es. il Congresso USA. Il nuovo corso di Papa Francesco mostra infatti - fermo restando diversità di vedute su alcuni temi importanti per il Vangelo - una affinità ad assai ampio spettro proprio con la politica di quella Hillary Clinton così invisa anch'essa alle correnti vaticane di vecchio corso. Comunque sia ad Abu Mazen il Papa oltre ad una copia della sua "Evangelii Gaudium" ha donato la cosa forse più importante e preziosa: lo ha definito un Angelo della Pace. Evidentemente dai tempi dell'ncontro a Testaccio l'orizzonte è cambiato e radicalmente: anche i Papi non sono più quelli...
francesco latteri scholten.

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