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Pietà l'è morta. (Ovvero sul naufragio sulle coste calabresi)

 


Di Daniel Di Schuler

È durata un giorno. Il tempo di versare una lacrimuccia, recitare i soliti mantra e archiviare il tutto. Sulle prime pagine non si trova già nulla. Cento morti affogati davanti alle coste calabresi, Cinquantanove corpi recuperati. Quattordici sono di bambini. Una tragedia immane, se fossero come noi. Se riuscissimo a considerarli come noi. Di che occupare la nostra attenzione per settimane o mesi. Invece, ormai dimentichiamo subito tutto. Come se quei morti fossero comparse di un film che abbiamo visto sgranocchiando i pop corn. Tornano le luci in sala. "Bellissimo: ho pianto tanto. Andiamo a mangiare una pizza?" Un'indifferenza che è la misura della nostra barbarie. Della nostra discesa nel dis-umanesimo. "Namaste", salutano gli indiani. Letteralmente, saluto la scintilla di divinità che è in te. Noi, nella nostra geriatrica immaturità, non riconosciamo più niente. Siamo dei Peter Pan con carta di credito e diritto di voto. Convinti di essere unici. Diversi. Protetti da vai a sapere cosa. Mentre siamo solo dati statistici. Perfettamente uguali a chiunque altro. A un solo evento di distanza dal diventare profughi o rifugiati. Mentre quegli affogati non sono solo "come" noi. Sono noi. E le nostre famiglie, e i nostri figli e nipoti. Termini che con noi definiscono il nome collettivo umanità. Di questi tempi, grazie a noi, una parola quasi senza senso. Somma di singoli egoismi. Uniti solo come target per i pubblicitari. Il bambino dentro il sacco di plastica. Che dice la politica? Parla una. Parla il suo compare. Via allo spot per un detergente o un lassativo.

Le Ong non c'entrano,

strillano i governativi, con una coda di paglia lunga chilometri. Non sono così ingenui da non capire che, invece, c'entrano. Eccome. È vero che non pattugliavano le coste calabresi. Nel Canale di Sicilia e nel Mediterraneo Centrale, però, svolgono un compito prezioso. Sarebbe bastato coordinarsi con loro per liberare uomini e unità navali da destinare altrove. Si è preferito blaterare di "taxi del mare". Trattarle come entità piratesche colpevoli, oddio, del reato di salvataggio. Dimenticando di dire agli italiani due cosette. La prima è che le Ong contribuiscono sì e no all'8% del totale degli sbarchi. La seconda è che i disperati partono comunque. E se in mare non c'è nessuno pronto ad assisterli, con il maltempo affondano e affogano.

"Tutta colpa della sinistra

e delle sue politica di libera immigrazione", dice suppergiù il signor pdC, sempre pronto ad assumersi coraggiosamente le proprie responsabilità. Qualcuno le parli di Minniti, magari, così eviterà figuracce. In confronto al suo compare, sempre perso tra selfie e grigliate, pareva Cerbero. E qualcuno le ricordi le cifre. Da quando governa, il numero degli arrivi è triplicato rispetto all'anno precedente ed è cinque volte quello di due anni prima. Da parte mia non gliene faccio una colpa. Ci mancherebbe. Capisco benissimo che le partenze sono dovute a fattori che non c'entrano nulla con la nostra politica. I suoi tifosi, però, dovrebbero accusarla di essere una globalista, in combutta con il capitalismo apolide e complice di un grande disegno di sostituzione etnica. Insomma, ripetere a lei tutte le cavolate che sparavano fino all'altro-ieri. Solo tre o cinque volte più forte.

Ho letto solo ora le parole del ministro dell'Interno.

Non lo nomino neppure. Non voglio commentare. Sono stanco, ho i nervi a fior di pelle ed è meglio che tenga ferme le dita. Noto solo che è esattamente al livello del suo collega, ministro dell'Istruzione e del Merito. E come lui certamente meritevole di tutto, ma non di essere un ministro della Repubblica.


Daniel Di Schuler




E’nato il 12 settembre 1964, Scrittore, Pittore e Scultore, conosciuto per i suoi numerosi viaggi, vive in un villaggio di pescatori presso Fisterra. Il suo romanzo “Un’Odissea minuta” edito da Baldini e Castoldi è stato finalista al premio Italo Calvino. E’ scrivener c/o Baldini & Castoldi, Bertoner editore e Albe edizioni. Il suo ultimo lavoro è “L’ora che il tempo dice” pubblicato da Ex Cogita.

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