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Mattarella firma: niente riserve di costituzionalità per l' Italicum.


Rapida, ma facendo attendere il giusto per una disamina seria, peraltro già iniziata da tempo, alle 18.00 è arrivata la firma. Non vi sono dunque riserve di costituzionalità per l' Italicum. Ed è importante, perché Sergio Mattarella, oltre che Presidente della Repubblica, è anche Magistrato emerito della Corte Costituzionale, ovvero un esperto di settore e proprio nella veste precedente è stato tra i bocciatori del "porcellum". Il nodo di qualsiasi legge elettorale è quello di conciliare due principi in sé opposti: la democraticità e la governabilità. Fondamentale per il primo, è osservazione di molti giuristi autorevoli tra cui Kelsen, è la tutela delle minoranze che coincide di fatto con quella dei diritti civili fondamentali ("L'essenza della Democrazia", p.53). L' Italicum pone la soglia di sbarramento al 3% un valore che impedisce scenari da "Prima Repubblica" con la presenza di partitini insignificanti ma intralcianti il decorso parlamentare e di governo, e, al tempo stesso è inferiore a quello di altri Paesi dove la soglia è tra il 4 ed il 5%. Decisamente fuori e garantiti da quello che "Il" Giurista della Democrazia tout court, Alexis de Tocqueville, chiamava la tirannide della maggioranza. Garantisce a tal fine anche l'entità del premio di maggioranza previsto dall' Italicum: 25 deputati, ovvero 340 su 630 per chi supera la soglia del 40% dei voti. A conti fatti un ragionevolissimo 3.9% in più per garantire l'efficacia della futura Camera collocata al di fuori di quel "bicameralismo perfetto" figlio di una evoluzione distorta della Costituente che disegnava invece il Senato quale Camera delle Regioni. Garantita anche la libertà di scelta del proprio candidato ai cittadini come quella dei collegi in cui eventualmente candidarsi, anche se rimane forte il potere delle segreterie di partito. L' Italicum mantiene anche la connotazione fondamentale che la configura quale espressione del "sistema misto" (democrazia/oligarchia) ed appartenente alla "Seconda Repubblica". Secondo diversi studiosi, tra cui Luciano Canfora, è proprio la tipologia della legge elettorale a segnare il passaggio da "Prima" a "Seconda" Repubblica ovvero - nel 1993 - con l'abrogazione del proporzionale e l'istituzione del maggioritario. Anche qui l' Italicum si colloca nettamente nella "Seconda Repubblica" e perciò nel "sistema misto" pur garantendo un equilibrio democrazia/oligarchia tutto sommato più largo che in molti altri Paesi. Del resto la sua base è solida con una approvazione alla Camera con 340 voti, 24 in più della maggioranza. L'opposizione vera conta soli 61 "No" e l'abbandono in massa dell'Aula da parte delle opposizioni è più che altro scenografico ed utile semmai all'abbassamento del quorum e cioè alla facilitazione dell'approvazione, il che dice che anche l'eventuale sbandierato ricorso al referendum di contro è da inquadrare più che altro nel classico "Verba volant..."
francesco latteri scholten.

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