L'Ulivo
è una passione che ci accompagna dall'infanzia ed entrambi
condividiamo lo stato d'animo del Commissario Montalbano che di
fronte al tronco divelto di un Ulivo plurisecolare imbraccia il picco
contro il villino abusivo urlando "Siete senza Dio..." E'
il secondo incontro "pro olivo" con Pippo, al secolo Dott.
Pippo Ricciardo dirigente dell' Assessorato per l' Agricoltura di
S.Agata di Militello (ME). Il primo fu a metà anni '90 per la
promozione della DOP per l'Olio d'Oliva dei Nebrodi, andato a buon
fine nel 2005 (reg. CEE n° 205, 4 febbraio). L'annata 2015 è stata
una delle migliori a memoria d'uomo - 70 q.li di olive pro ettaro
corrispondenti a 10 q.li di olio - ed i frantoi hanno lavorato oltre
20 mila chili di olive al giorno. Il motivo del mio incontro è però
un altro: la famigerata approvazione dell'importazione di 35.000 ton.
di olio tunisino. Appena glielo dico non riesce a trattenersi ed
esplode: "E' una di quelle Mega Cavolate giornalistiche che...
Lasciamo stare... Ma, perché, tu ne vedi produttori e lavoratori del
settore che
protestano per davvero? Che vanno a P.za Motecitorio con
i sassi in mano?... Sono tutti tranquilli e nessuno dice niente... La
questione dell'olio di oliva è molto complessa ed intricata e si
potrebbe discuterne giornate anche solo per singoli aspetti. Il fatto
fondamentale è che la superficie mondiale destinata alla
coltivazione olivicola, circa 10 Mln di ettari, non è assolutamente
adeguata ad una produzione in grado di soddisfare l'offerta, specie
con l'aumento della domanda in Oriente dovuta al raggiungimento di un
maggior benessere. A questa carenza si fa fronte con oli di semi,
margarine e burri di origine animale e salutisticamente inferiori, e,
soprattutto, con oli di palma estratti con procedimenti chimici non
naturali utilizzando il cancerogeno benzene. In questo contesto
l'Italia, 1,1 Mln di ettari di coltivazioni olivicole, ha un ruolo
assolutamente primario anzitutto per l'immagine Italia = Ulivo e poi
per la commercilizzazione in cui è leader mondiale. L'Italia ha
dunque bisogno di olio per soddisfare la propria posizione di leader
commerciale internazionale e di
olio per soddisfare il mercato
interno. Per entrambe le cose la domanda è comunque superiore
all'offerta. Per la prima esigenza da decenni ormai si è ovviato
"attingendo" dai Paesi del Magreb..." "Le
vignette del New York Times di qualche anno fa?" "Esattamente,
ma non del tutto..." "Perché?" "Ci sto arrivando
e "attingendo" mettilo tra virgolette... Se tu vai a vedere
chi sono lì i proprietari delle coltivazioni, esce fuori che o è lo
Stato o sono italiani e tedeschi. Nella maggior parte dei casi si
tratta perciò di un autoacquisto. Per carità: perfettamente in
regola, pagando la dogana e tutto, tanto la differenza di costo è
tale che il lauto guadagno è garantito comunque." "Le
35.000 ton. andrebbero però sul mercato interno..." Mi sorride:
"Mi vuoi fare arrabbiare apposta? Il mercato interno è
anch'esso fortemente deficitario rispetto alla domanda, compreso
quello meridionale: Puglia, Calabria e Sicilia sono i maggiori
produttori. Il consumo pro capite che abbiamo è di 13 Kg di sostanze
grasse per anno di cui 6,5 sono di origine animale con grassi saturi
non salutistici, il restante 50% è di origine vegetale, ma solo 3,5
Kg sono olio di oliva... Questo perché l'olio di oliva costa di più
in quanto
l'offerta non è in grado di soddisfare la domanda. In
altri termini: la domanda potenziale di olio di oliva in Italia ha
grosso modo le stesse dimensioni di quella che è la produzione
attuale: 500.000 tonnellate. Quella "reale" la metà."
"Non ci sono problemi allora?" "No, i problemi ci sono
per la differenza di legislazione per cui l'olio magrebino non è
assolutamente soggetto ai controlli qualitativi di livello nostrano,
esmpio: tempo addietro sono stati sequestrati notevoli quantità di
olio perché il DNA non era coincidente con quello delle colture che
avrebbero dovuto essere di provenienza. Per dire il grado di
precisione ed accuratezza dei ns controlli. Inoltre: lì i pesticidi
e diserbanti li buttano con l'aereo, da noi è vietato... Incide
sulla qualità: l'olio nostrano è esente da ftalati e tracce di
antiparassitari. Il problema vero è che la carenza a livello
mondiale di olio d'oliva ha portato il consumatore a ripiegare sui
tanto pubblicizzati (e pericolosi) oli di Palma." "Perché
pericolosi?" "Perché l'olio di oliva, sia quello
"Extravergine" che quello "Vergine", è ricavato
con procedimento di estrazione meccanico: pressa e acqua. Quello di
palma è ottenuto invece sempre con processo di estrazione chimica
con utilizzo di benzene." "Hai abbondantemente chiarito il
problema. Ti ringrazio."
francesco
latteri scholten
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