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Russia, i conti col comunismo: Solgenitsyn dal Gulag a Consigliere di Putin e Arcipelago dall'indice a libro di testo nelle superiori.


Mentre da noi si va in piazza a cantare “che belle le foibe anche da Trieste in giù” e aberrazioni similari, altrove già da tempo con le ideologie si ha il coraggio di confrontarsi in maniera seria e decisa, anche con quella comunista. Il Novecento è stato il secolo delle ideologie, ma anche dei “conti” con le ideologie. Così, se la Germania ha fatto e fa i conti con il nazifascismo ed Auschwitz (dal 1933 al 1945 17 Mln di morti di cui 6 Mln ebrei) e Cancellieri, Presidenti e Ministri vi si recano per una memoria affinché l'orrore sia presente e non si ripeta, la Russia fa altrettanto con il comunismo ed il gulag (100 Mln di morti di cui 20 


Mln in Russia). La realtà del comunismo, seppure diversa, presenta molte analogie con il nazifascismo a cominciare da un quadro di riferimento connotato da un rigoroso ateismo e dalla elaborazione ideologica pretesa scientifica. Da un lato il primato della razza, dall'altro quello della classe, ma i sistemi di indottrinamento e plagio delle masse non presentano poi troppe differenze. La tipologia economica è quella (forse inconsapevolmente) keynesiana e così se i KZ (Konzentrationslager) ed i Gulag nascono nell'ambito della ideologizzazione e della 


rieducazione, ovvero della sottomissione stretta al sistema totalitario, presto assumono una connotazione economica indispensabile. Le grandi opere, strutture, infrastrutture, strade, autostrade, ferrovie, porti, intere città, sono state del tutto realizzate grazie alla manodopera coercita. Così persecuzioni ed epurazioni di massa diventano anche necessità per il mantenimento economico del sistema. Solgenitsyn ne fa esperienza personalmente: è arrestato il 9 febbraio 1945 - nonostante si fosse 


guadagnato sul campo il grado di Capitano e decorazioni all'onor militare - per aver criticato Stalin in una lettera ad un amico: 8 anni di reclusione e confino perpetuo. “Per fare le camere a gas ci mancava il gas”, scriverà poi. Il lavoro di minatore, muratore e operaio di fonderia è descritto già in “Una giornata di Ivan Denisovic”, compresi ovviamenti i sistemi di rieducazione ideologica e di conversione psicologica. Il confino perpetuo è nel villaggio di Kok Terek nella steppa del Kazakistan dove arriva nel 1953. Per gravi motivi di salute gli è concesso, un anno dopo, il ricovero in ospedale, dove però il sistema 


continua ad agire. La depersonalizzazione, le pressioni psicologiche, l'abbandono, le solitudini, le vessazioni, sono raccontate in “Padiglione cancro”. Esilio e prigionia continuano e, è analogia interessante con Dostoevskij un secolo prima, portano il nostro al definitivo abbandono del marxismo ed ad una convinta e profonda conversione al Cristianesimo Ortodosso russo, testimoniata nelle ultime pagine di “Arcipelago Gulag”. L'opera è scritta tra il 1958 ed il 1968 e descrive i lager dal 1917 in poi. In Occidente trova pubblicazione nel 1973, in Russia, dove girava clandestinamente, dopo la caduta del muro di Berlino, 1989


sulla rivista letteraria Novyi Mir. Dal 2009 l'opera è testo obbligatorio nelle scuole superiori russe su indicazione di Vladimir Putin, di cui Solgenitsyn è stato Maestro e formatore politico. Il primo incontro, a Troice Lycovo, con le rispettive consorti è di nove anni prima. Nonostante le polemiche (un ex dirigente del KGB si incontra con una vittima dello stesso), simpatia e stima cominciano da subito a connotare il rapporto tra i due. Paradossalmente è dai Gulag che nasce l'orizzonte e la visione politica della Russia postcomunista, una 


Russia che ha buttato giù le statue di Lenin e con Solgenitsyn e Putin è tornata alla fede di sempre: la grande fede ortodossa cristiana: le chiese che prima si buttavano giù adesso si ricostruiscono. Solgenitsyn, tuttavia, non ha imparato solo dalla dittatura comunista, ma nei suoi soggiorni americani ha anche imparato a guardarsi dalla più morbida dittatura occidentale non meno materialista e nichilista che trova la sua estrinsecazione in Russia, come in Occidente, nella catastrofe demografica. Da qui l'importanza della salvaguardia dell'anima religiosa russa tradizionale, della procreazione, della famiglia. Da qui il riflesso 


economico con un'etica che si oppone alle privatizzazioni selvagge, a suo tempo, di Eltsin e compagni, ai danni del popolo russo. E' la direttiva di fondo del pensiero di Aleksandr Solgenitsyn che Vladimir Putin fa propria e che ha connotato la sua azione di Leader politico: no al gender, no all'aborto, sì alla famiglia, no alle oligarchie capitaliste private, sì allo Stato. Questa politica ne ha fatto uno dei più autorevoli Leaders politici della Russia di sempre ed ha ricostruito la Russia.
francesco latteri scholten

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