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Legge su eutanasia e suicidio assistito: un paradosso.



 "La legge sull'eutanasia e suicidio assistito è un paradosso poiché ignora le motivazioni che spingono gli aspiranti suicidi a reclamare un patologico e malinteso diritto di autodeterminazione. Da analisi motivazionali approfondite, l'ostentazione di tale diritto è di per se fase escatologica che intende disperatamente spettacolorizzare una protesta di inconscia assenza di autostima, attraverso un atto estremo di sfida ed autodeterminazione da complesso dell'oroboro, che divora se stesso. l'Autostima deve dunque espletarsi nella drammatizzazione rituale della fine, nella spettacolarizzazione dell'autocontrollo responsabile, dell'atto, come disperata rappresaglia contro l'umanità, assente, indifferente, inutile, inefficace; disperata e vana ricerca di aiuto e condivisione dei motivi a monte di quella che può definirsi depressione cronica, in quanto la protesta di tale diritto è in realtà fase finale , ma non di certo escatologica, di chi prende atto che ,nonostante ogni sforzo, l'umanità non si accorge del dramma individuale, né vi pongono riparo cure palliative, né tardiva attenzione, può porvi rimedio.

E' una sorta di disperata dichiarazione di guerra sul patibolo, autoflagellazione, che è un boomerang , vero Autolesionismo deviato e subliminato in spettacolarizzazione di chi ,da solo sente di non farcela ad uscire dal tunnel, ed intende punire reattivamente l'altro, ossia il mondo, incapace di rompere le barriere della indifferenza, e della condivisione, che consente ad un uomo di essere fratello dell'altro uomo.

Un atto disperato di accusa, che cerca in un malinteso rimedio escatologico, di punire , attraverso la macabra spettacolarizzazione l'altro, ossia il mondo che non ha occhi per vedere, né cuore per sentire, né ascolto per rimediare... Un gesto di regressione infantile che l'alter ego nega disperatamente, proclamando una razionalità ostentata, come sfida estrema, orba, sorda e muta...e che scende nell'abisso senza più nemmeno voce... spesso anche da parte di chi è ben consapevole della brevità inverosimile del ricordo del suicida che pur s'illude di ferire, scuotere, un mondo, percepito nell'estremo atto "come ormai di morti viventi" .

(da "La Grottesca regressione del suicidio" di Prof dr Yasmin von Hohenstaufen Hohenzollern Docente di Psicologia motivazionale.)


Yasmin von Hohenstaufen Hohenzollern



Docente Universitaria Giornalista c/o Readers Digest USA, Giornalista c/o La Stampa, ha studiato c/o le Università di La Sapienza (Roma), Federico II (Napoli), La Sorbonne (Paris)

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