C'è
stato, è vero, di recente, qualche screzio tra Israele e la UE, sia,
ad aprile, per l'attegiamento del Ministro tedesco Sigmar Gabriel nei
confronti delle ONG operanti con i migranti (e con Soros) nel
Mediterraneo, che, a luglio, per gli insediamenti israeliani in
Palestina. Tuttavia l'accordo, sempre a luglio, tra Israele e Turchia
per la costruzione di un nuovo oleodotto per le forniture all'Europa
è senz'altro decisamente più significativo. Inoltre l'espressione
di rammarico fuori onda di Netanyahu a luglio, in occasione
dell'incontro con i Ministri di Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia
e Polonia, poi divenuta di dominio pubblico "La
Russia, l'India
e anche la Cina non pongono condizioni. I Paesi africani sviluppano
rapporti sempre più vicini a noi. Solo la UE pone condizioni. Direi
che è semplicemente una follia. Penso che questo è davvero
pazzesco. Non sto parlando degli interessi di Israele. Lo dico
nell'interesse dell'Europa." "Non fate danni ad un Paese
occidentale che difende i valori e interessi europei, e che per
giunta impedisce la migrazione di massa verso l'Europa. Smettetela di
attaccare Israele e iniziare a sostenerlo", trova senz'altro una
adesione popolare non solo in Israele ma anche in Europa,
segnatamente nella stessa Germania, ma anche in Italia, decisamente
maggiore e
ben più consistente delle posizioni del Ministro Gabriel.
Sulle politiche rispetto ai migranti si trova inoltre oggi spaccato
anche non solo il mondo politico – che vede i vari Gabriel,
Boldrini e simili in netta minoranza – ma anche il mondo cattolico:
la posizione di Papa Francesco, similare ed ispirata ad una linea
clintoniana con venature da teologia della liberazione, invero è
decisamente minoritaria. La stessa frase fuori onda di Netanyahu è
infatti assai vicina ad una celeberrima di Benedetto XVI, ed alla
linea ratzingeriana di sempre, sulla quale Ratzinger ha impostato sia
il proprio nome di Pontefice che la direzione del suo pontificato:
“L'Europa o sarà cristiana o non sarà”. E' fuori di dubbio che
una eventuale adesione di Israele alla UE sancirebbe un rinnovo di
quell'incontro tra cultura greca, diritto romano e religione ebraica
che ha segnato gli inizi del cristianesimo e dell'Europa ed il cui
Spirito ne è sempre stato – pur tra tante vicissitudini e travagli
– l'elemento unificatore. L'accordo per l'oleodotto inoltre è la
prova concreta che anche con le fazioni islamiche è possibile una
intesa costruttiva. Importante testimonianza è pure l'indubbio
successo che in molta parte del continente africano sta avendo la
politica estera di Netanyahu. Comunque sia, la Konrad Adenauer
Stiftung si è data la pena di un sondaggio in proposito e l'esito è
che il 50% degli israeliani desidera un ingresso di Israele nella
NATO e ben il 56% una adesione alla UE. Un dato più assai importante
è anche l'altro, sempre nello stesso sondaggio. Konrad Adenauer
Stiftung infatti ha interpellato anche i cittadini arabi residenti in
Israele e qui le percentuali sono risultate ancora maggiori: oltre
70% per NATO e UE e contrari solo 18%.
francesco
latteri scholten
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