“...
governino Lega e 5 Stelle, noi saremo all'opposizione” così
Maurizio Martina dalla direzione del PD dopo l'accettazione
delle dimissioni di Matteo Renzi. In sintonia anche, sia pure
indirettamente, Salvini: “al governo con M5S? Certamente
non con il PD … le indicazioni dei nostri elettori non sono di
governare con chi è stato bocciato.” Aperture alla Lega ci
sarebbero anche da Di Maio. A nove giorni dal voto (i tedeschi
c'hanno messo dei mesi) pare che la - fortemente rinnovata –
classe politica si sia decisa a seguire l'indicazione chiara ma
difficile dei
cittadini. Dalle urne infatti non è solo uscito un
superamento netto del vecchio quadro politico con la
marginalizzazione della sinistra “dura” ed il tramonto di
Berlusconi quale leader maximo del centrodestra, ma anche una
separazione netta tra centronord a maggioranza Lega/FI/FdI e
centrosud a netta maggioranza M5S, e, quel che è più drammatico,
una separazione tra occupati e disoccupati che rispecchia
drammaticamente quella politica, con una povertà media in
accrescimento sebbene la crisi stia rientrando. Il compito
difficile di Salvini e Di Maio non è dunque semplicemente, come
sinora era sempre stato in tutte le precedenti legislature, quello di
un accordo parlamentare per il governo bensì, ed è
la prima
volta dall'unità d'Italia, quello di trovare un progetto non solo
politico ma economico e socio culturale per la ricomposizione
dell'unità nazionale. La cartina dei dati disoccupazionali è
infatti del tutto sovrapponibile a quella del voto politico.
Occorre una economia nuova ed una politica per il Mezzogiorno
altra da quella portata sinora avanti. Serve un grande sforzo da
parte del Sud per creare realtà nuove in grado di attirare ed
incentivare investimenti ed al Nord la disponibilità di
investire. Al Sud una analisi di coscienza seria e coadiuvata da
una analisi tecnica che individui puntualmente le motivazioni che di
fatto disincentivano gli investimenti, al fine di superarli. Al
Nord di aiutare questa analisi, aiutare il
superamento delle
realtà di disincentivazione economica e, fatto questo, di investire.
Investire: dare un futuro e, in nome della tanto sbandierata
“trasparenza”, investire davvero e non semplicemente e
passivamente dare “reddito di cittadinanza” che la Germania
ha insegnato essere l'altra faccia della medaglia del precariato e
del lavoro sottopagato a vita (7.5 milioni di precari sono il tributo
tedesco al reddito di cittadinanza). Unificare con il Lavoro vero,
quello che dà dignità alla persona. Insomma serve una vera nuova
politica di unità nazionale.
francesco
latteri scholten.
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