"Ecce
ancilla domini, fiat mihi secundum Verbum Tuum", le parole
semplici ed umili con cui è sigillato l'incontro con Dio. Sono esse
a portare l'avvento del Salvatore, e con Lui la devozione a Maria Sua
madre, devozione che per molti aspetti ha finito con l'intrecciarsi
con i culti pagani precedenti, una confluenza ovviamente sottoposta
alla soggiacenza al Cristo. Maria ha la Sapienza anche se non
gl'occhi fulgenti di Atena e se non è nata dal cervello di Zeus,
tuttavia, madre del Figlio di Dio, è nel cuore della Trinità. In
realtà di lei sappiamo poco dai vangeli, qualcosa in più da quelli
non canonici, i cosìddetti apocrifi, diversi dei quali sono
testimonianze importanti. Il motivo risiede
nell'incontro/scontro tra
due realtà socioculturali che se per diversi aspetti sono similari,
per altri sono assai distanti: quella giudaica e quella delle
comunità esseni. Se Maria di Nazareth appartenesse o meno ad una di
queste comunità è incerto e probabilmente destinato a restare così,
quello che è certo è che ne fu in qualche modo vicina e potè
beneficiare dell'insegnamento. Uno dei tratti distintivi delle
comunità esseni rispetto al giudaismo era infatti una concezione
della donna assai più moderna ed emancipata, per cui essi
conferivano loro maggior dignità e le ammettevano anche
all'istruzione. Dunque una ragazza molto giovane, umile ma dignitosa,
come del resto il "fiat" conferma, ma anche istruita e che
passerà per prima - come ogni madre - la formazione al
Figlio. Del
resto i recenti ritrovamenti di Qumran documentano che e quanto il
"Discorso della montagna", cardine di tutta la filosofia di
Gesù, fosse pregnata dagl'insegnamenti esseni. La grande
marginalizzazione di Maria nei vangeli "canonici",
corrisponde invece pienamente alla grande misoginia giudaica, la
quale porterà così il suo nefasto frutto nella cultura cristiana.
Maria di Nazareth e la sua storia, così come anche la devozione ad
essa, continueranno ad intrecciarsi con la cultura nel divenire della
storia. Due picchi elevatissimi sono raggiunti proprio a riguardo
dell'Immacolata concezione. Il primo si ha con un frate francescano,
che unisce in sé anch'egli umiltà e
sapienza, e che fu il primo, in
una sfida teologica alla quale fu costretto, a pronunciare
l'Immacolata concezione. Si tratta nientemeno che di Duns Scoto, il
celeberrimo filosofo e teologo che chiude la scolastica e che - in
ossequio alla misoginia giudaica di cui prima - per tutto è
ricordato, tranne che per questo. Così Maria di Nazareth dovrà alla
fine intervenire di persona apparendo a Bernardette a Lourdes. E
Bernardette "dovrà molto soffrire", sono le testuali
parole della Madonna, proprio perché anche qui di nuovo ci sarà
l'incontro/scontro con la misoginia giudaica nel frattempo
traspostasi ahimé nel cristianesimo, sia con la cultura moderna,
così come del resto già ai suoi tempi era
accaduto con quella
classica. Quelli con la cultura moderna sono probabilmente i più
decorosi. Emile Zolà troppo lontano culturalmente e mentalmente
all'orizzonte di Lourdes scriverà in proposito il peggiore dei suoi
romanzi. Molto più significativo è invece il rapporto con
collaboratori diretti o indiretti di Charcot, padre della
neuropsichiatria moderna e maestro di Freud, figure imprescindibili
della coscienza moderna. Ci si recò infatti persino fino alla
Salpetriére per un confronto con folli affetti da isterie e paranoie
a sfondo religioso e per fortuna alla povera Bernardette fu
risparmiato l'esservi portata personalmente. Gl'assistenti di Charcot
risposero che quanto gl'era stato descritto non corrispondeva
assolutamente e condussero chi vi era andato alla presenza di veri
pazzi affetti da isteroparanoidie religiose: nulla a che vedere con
Bernardette. Così ci si mise l'anima in pace e finalmente si
credette all'Immacolata concezione. Duemila anni dopo il "fiat"
e seicento dopo Duns Scoto.
francesco
latteri scholten
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