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Il Cantico dei Cantici non è il Decamerone. Benigni e la subdola falsificazione del testo sacro.



Di Nicoletta Latteri

Quanto andato in onda a Sanremo è l’ennesimo luccicante manifesto di un’umanità capace di guardare solo alle proprie parti basse, svuotata di tutto, che ha volutamente distolto lo sguardo dalle stelle e si sente infastidita dal vedersi ricordare che c’è anche altro nella vita. Un abbrutimento costruito sul vecchio trucco di chiamare il sesso: amore e che di conseguenza ha bisogno di sublimare il sesso per dare un minimo di parvenza di ragion di vita a chi è caduto nella sua trappola. Fin qui niente di nuovo, un copione già visto, la novità è invece l’uso di tutta una serie di menzogne costruite ad arte sul libro sacro del Cantico dei Cantici. Cominciamo dalla più innocua: è la canzone più antica. Falso, la canzone più antica è l’inno a Nikal ritrovato a Ugarit nell’odierna Siria e risalente al 1400 a.C. e, a parte i canti dell’antico Egitto, vi si potrebbero aggiungere anche le famosissime Iliade ed Odissea scritte in metrica perché venivano cantate, non semplicemente lette come facciamo noi oggi. Dopo questa iniziale svista di Benigni, arrivano però tutta una serie di ripetuti bassi attacchi alle religioni Ebraica e Cristiana in perfetta sintonia con la deriva ateista e globalista che si 


vorrebbe proporre come preziosa conquista a cui deve tendere l’umanità, ma che in realtà sta solo producendo un grandissimo vuoto, il niente.
– Il Cantico dei Cantici parla di amore fisico, vale a dire sesso, le implicazioni religiose e mistiche sono tutte sovrastrutture ideate dai rabbini e teologi per tenere nascosto il messaggio d’amore. Questa è la più bella, perché porta lo stesso Benigni a contraddirsi dato che il Cantico dei Cantici privato della sua valenza religiosa perde di bellezza e diventa uno dei tanti canti d’amore. Infatti poco dopo per riguadagnare l’elemento sopranaturale e di mistero che contraddistingue il Cantico, Benigni parla d’infinito, identificandolo nell’orgasmo e qui scappa da ridere … Certo in mancanza di Dio ci si accontenta veramente di poco. Una sublimazione veramente mal riuscita. Restando alle affermazioni che fanno ridere, c’è quella che l’erotismo fa paura, un vecchio ritornello sessantottino, stupisce che trovi ancora adesioni, ideato per le masse ormai semischiavizzate e private di effettivo potere decisionale alle quali viene gettata in elemosina la libertà sessuale, quando in realtà è semplicemente uno strumento di distrazione di massa. In passato come oggi, per chi detiene il potere, e quindi ha anche eserciti e armi nucleari, quale minaccia può mai 


costituire la gente che si dà alla pazza gioia a letto?  La risposta è semplice: nessuna.
– Per l’Ebraismo e la Chiesa l’amore è il peggiore dei peccati, anche questo viene ripetuto più volte. Ecco, qui c’è solo da sperare che sia una distorsione della realtà di Benigni, altrimenti significherebbe che i biblisti, che l’hanno consigliato, non sanno dell’esistenza dei Dieci Comandamenti, i quali stabiliscono chiaramente che il peccato più grave è la violazione del primo comandamento: Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altri Dei di fronte a me, non il sesso che si trova in fondo alla lista.
– In un testo maschilista come la Bibbia il Cantico dei Cantici è l’opera di una donna che parla d’amore. Qui ci si chiede se gli esperti che cita abbiano mai aperto la Bibbia in cui troviamo: il Libro di Ester, il Libro di Ruth, il Canto di Debora, il Cantico di Miriam e vorrei aggiungere personaggi femminili di straordinaria grandezza come Sara, Giuditta etc.
– Benigni afferma più volte che Ebraismo e Cristianesimo hanno cercato di censurare il Cantico dei Cantici. Curiosa censura, se si tiene conto che il Cantico dei Cantici fa parte 

della liturgia del matrimonio cattolico come prima lettura, mentre in Sinagoga viene letto nel giorno di Pasqua.
Ma più di ogni altra lasciano di stucco le accuse alla Bibbia, presentata come un qualcosa che si dà per scontato che sia negativa, Benigni sembra quasi scusarsi di averla menzionata… finge di avere paura di avere offeso il pubblico citandola, la definisce: un libro pieno di violenza e guerre. Dimenticando, o peggio ignorando volutamente, che la Bibbia narra la storia di un popolo e del suo Dio, o meglio la storia d’amore tra Dio e il suo popolo, e questa è anche la bellezza del Cantico dei Cantici. Gli Ebrei erano, e sono, un popolo perseguitato per questo nella Bibbia ci sono violenza e guerre, forse è il caso di ricordare che le persecuzioni ebraiche trovano il loro apice nei campi di sterminio nazisti. Com’è possibile allora che da una televisione pubblica parta un attacco così deciso contro i rabbini falsamente e ripetutamente accusati di non avere voluto la bellezza del Cantico dei Cantici all’interno della Bibbia? O peggio ancora di avere voluto nascondere il messaggio d’amore che conteneva, quando questo non è assolutamente vero? Quando ho sentito parlare in quel modo dei rabbini, sapendo le accuse false, devo ammettere che mi si è gelato il sangue nelle vene. Ciò che non si capisce assolutamente è il perché di questi subdoli attacchi, che bisogno c’era di usare il 

palcoscenico di Sanremo per attaccare con accuse false Ebraismo e Cristianesimo? Che per inciso al momento sono le due religioni più perseguitate, vittime delle peggiori atrocità immaginabili. L’accusa terribile è quella di essere contro l’amore e la bellezza, ma guardatevi attorno, non solo il Cantico dei Cantici ma tutto ciò che vedete e sentite è frutto della civiltà judaico-cristiana e dell’amore degli uomini per Dio e viceversa, come è possibile che venga tollerato un attacco così carico di falsità e stizza? Per coloro che da cristiani plaudono a Benigni solo perché ha parlato di religione, senza essere capaci di distinguere se questo sia avvenuto in senso positivo o negativo, vorrei ricordare che ciò che può andare bene come marketing per un rapper non dovutamente è adatto ad un testo sacro, non ci si può vendere Dio pur di essere ammessi nel luccicante mondo di Sanremo.
I figli di mia madre sono sdegnati con me:
mi hanno messo a guardia delle vigne;
la mia vigna, la mia, non l’ho custodita”
Cantico dei Cantici.



Nicoletta Latteri nasce nel 1964 a Wesel (Germania, Nordreno Vestfalia), si laurea nel 1990 alla Facoltà di Filosofia della Friedrich Willhelm Universität di Bonn in Archeologia Paleocristiana, Classica e Medievale. Pubblica all’estero e con riviste scientifiche quali i Mélanges de l’École Française de Rome. Collabora come traduttore di testi filosofici, giuridici e scientifici con la Pontificia Accademia per la Vita ed in particolare col compianto card. Elio Sgreccia. È stata Presidente della Commissione Cultura, Intercultura e Uguaglianza dell’ VIII Municipio di Roma. Oggi e attiva nella difesa del patrimonio storico artistico e nella promozione della cultura e della creatività italiana, in quest’ambito rientra anche la scrittura del suo romanzo fantasy Malus Sfida alla Notte, che usa l’ambientazione fantastica quale metafora dei conflitti odierni e dei pericoli a cui va incontro l’umanità.

NB Pubblicato con autorizzazione dell'autrice, sotto il link all'originale



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