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Il compleanno del dottore... del filosofo


 

Dottore!... è stato anni fa, anche se a volte sembra ieri o addirittura oggi... Niente “notte prima degli esami” come vuole la canzone di Venditti. La notte prima degli esami è stata regolare: sui libri e sulle carte fino a poco prima delle due, poi sveglia alle cinque, caffé e di nuovo sui libri e sulle carte; alle sette doccia, barba e vestito “elegante”: Jeans, Niente camicia e cravatta, ho sempre preferito il dolcevita, sì alla giacca classica, grigia, in gabardin. Di corsa a prendere i mezzi, sto in periferia poco lontano dal Raccordo e debbo arrivare in pieno centro, a Roma, alla Lateranense. Sono in anticipo, poco prima delle nove, vado in caffetteria con comodo, poi salgo all'aula. Si inizia alle nove e trenta con la “De Universa” e poi si passa alla Tesi, sempre con gli stessi tre Prof. . Arriva in anticipo, alle nove e quindici, il Prof. Conrad, svizzero, mio docente di Metodologia e CoRelatore. Come nei nostri diversi incontri accademici informali ci intratteniamo in tedesco, lui cerca di farmi distendere, con buoni risultati. Alle nove e trentacinque arrivano il Prof. Molinaro, altro CoRelatore, mio docente di Tomismo e la Relatrice Prof.sa Ales Bello mia docente di filosofia contemporanea. Saluti, pochi convenevoli e si inizia, un confronto a quattro sereno e disteso ma serrato e professionale... Si perde la nozione del tempo anche perché il tempo diviene quello del grande Platone, di Aristotele, di Anselmo, di Tommaso, di Cartesio, di Hegel, di Husserl, di Edith Stein che sembrano rivivere e presenziare tra noi. E' la Ales Bello ad interrompere con un sorriso ed un “bene possiamo terminare qui”. “Può uscire un attimo, poi la richiamo io” continua Conrad. L'attesa è breve e mi richiama subito. “Se può darmi il libretto...” riprende la Ales Bello. Si firma, Summa cum Laude. “Bene, congratulazioni, passiamo adesso alla tesi...” continua sempre la Ales Bello. Cominciamo a parlare del primo scritto dell' “enfant terrible” della Cultura francese ed europea del Novecento, Jean Paul Sartre, discepolo come Edith Stein – Santa e Martire – di Husserl con cui le affinità non sono poche. La conversione di Edith ed il suo raffronto con il Tomismo (la Ales Bello è considerata la max esperta italiana della Stein) hanno consentito a quest'ultima di evitare quella empasse quello “scacco” in cui - con la sua 



mancata conversione quando era prigioniero con dei Padri Gesuiti in campo di concentramento - finisce la filosofia del francese. Ma sono distanze che saranno segnate ne “L'essere ed il nulla” ma che nel primo scritto sono ancora marginali. Ovviamente la traduzione dei brani tedeschi e francesi l'ho fatta io... Il tempo è di nuovo divenuto quello della Germania di Weimar prima e di quella nazista poi, della Francia occupata... Alla fine è di nuovo la Ales Bello, con un sorriso a scandire il Gong: “bene, io direi che abbiamo finito...” Debbo avere sbagliato qualcosa nella procedura perché ho fatto la figura di quello che si era preparato su tutto tranne che su questo (e così infatti era). I Prof si sono guardati tra loro ed hanno iniziato a sorridere e poi più intensamente, quindi Conrad ebbe compassione e mi specificò “ lei non è più studente, lei ha appena sostenuto Summa cum Laude la tesi di dottorato. In questa Università lei è dottore. Se vuole essere di nuovo studente deve iscriversi ad un'altra università o ad un'altra facoltà... adesso deve salutare la Prof.sa ed il Prof. e venire con me in segreteria, dove ci aspettano per depositare le carte e mettere altre firme”. Effettivamente in segreteria ci attendevano e tutto fu sbrigato in pochi minuti. Mi accomiatai anche da Conrad e mi recai alla caffetteria nell'interrato, dove appena arrivato trovai di fronte, ancora aperto il self service restaurant dell'università. Tuttavia, come feci per entrare il commesso mi chiuse fuori tendendo la catena. “Sono le quindici e trenta...” Ero troppo esausto e mi mancava la voce per ribattere, mi girai e mi avviai al bancone del Bar: un bel caffé doppio era quello che ci voleva. Uscii fuori, una bella boccata d'aria fresca era quello che ci voleva pure. Presi il telefonino e chiamai mia mamma in Sicilia: “Ciao, tutto bene, Summa cum Laude...” Mi accesi un cigarillo ma dopo poche tirate squillò il telefonino. Era la più grande delle mie sorelle che mi stava ospitando a Roma: “ho appena saputo, ti raggiungo da qualche parte e festeggiamo?” “No, sò troppo stanco, mo prendo la metro, scendo a Cipro poi prendo il bus e ci vediamo su alla fermata. Auguri, bacino e abbraccio siamo andati al caffè di periferia (de borgata) : “io prendo un gelato – era una bella giornata mite sebbene fossimo in pieno inverno – e tu? “ “Se 'n te scandalizza, una bella birrazza grande... de quelle nazionali, alla cafone...” Mentre consumavamo squillò di nuovo il telefonino: era la mia sorella piccola contenta ed augurale. Tornammo a casa, serata tranquilla e stanca, e non dovetti cucinare. La sera e la notte non riuscii a prendere sonno: semmai notte dopo gl'esami. Mi tornò il sorrisino dei miei Relatori e specie la frase di Conrad: “lei non è più studente, lei è dottore...”. Anche a questo non avevo pensato. Fu così che totalizzai che un tempo della mia vita era finito, che per me un'era era passata. Non ho fatto nessuna festa di laurea, non c'ho neanche pensato. Il sorriso e le congratulazioni di Angela Ales Bello, Aniceto Molinaro, Joseph Conrad, la gioia di mia mamma, la birrazza e il gelato di mia sorella, la gioia delle mie sorelle: sono queste la mia festa di laurea, una festa bellissima: alla cafona, alla mezzosangue, alla Harry Potter ed Ermione Granger, dei mezzosangue come me.

francesco latteri scholten.

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