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Giornata mondiale degli affetti da Sindrome di Down ed eugenetica negativa.


 

Di Giulia Bovassi

Se davvero si vuole celebrare senza ipocrisia la giornata dedicata alle persone con Sindrome di Down occorre guardare alla radice di una delle maggiori cause della mancanza di umanità contro la quale è urgente sensibilizzare.

Oggigiorno queste persone subiscono la più grande discriminazione e intolleranza che si possa subire: l’aborto eugenetico (eugenetica negativa). Alla maggior parte di loro, infatti, non viene consentito di continuare a vivere nel grembo materno poiché considerate -a giudizio di altri- “vite non degne di essere vissute”.

Una società che voglia essere anche civiltà, facendosi portavoce di un senso autentico di accoglienza, tolleranza e non discriminazione, considera diversità e vulnerabilità (che appartengono a ciascun essere umano seppur in modo diverso) preziose occasioni per amare senza condizioni.

Se manca questo, qualsiasi parola spesa verso “l’inclusione” si rivela una parola di facciata, vuota di carità e spoglia di accoglienza. Una parola, cioè, incapace di comprendere che nessuno si conferisce la vita che vive.

Oggi esporsi a difesa della vita non genera consenso. La post-modernità ha decretato come codardi coloro che vogliono proteggere la vita umana, e coraggiosi coloro che ne difendono la soppressione. Viviamo il tempo del paradosso e del bipensiero. Qualità ed efficacia di una risposta pratica (sociale, politica, economica, etc.) che voglia essere per-l’uomo dipende dallo sguardo che adottiamo sull’uomo.

Jérôme Lejeune, premio Nobel, medico per la vita che scoprì la causa della Sindrome di Down, affermò che la logica dello scarto è la “logica di Giuda”, la quale passa attraverso la distrazione, l’inversione e la perversione. Lejeune disse profeticamente: “voi che siete per la famiglia, ci si prenderà beffe di voi, si dirà che ‘siete fuori moda’, che impedite il progresso della scienza. (...) Si dirà che cercate di imbavagliare la scienza in forza di una morale sorpassata. Ebbene ciò che voglio dirvi è: non abbiate paura! Siete voi che trasmettete le parole della vita”.


Giulia Bovassi





Associate Researcher presso Neurobioethics - Bioesthetics Group of Study



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