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Il David di Michelangelo ed il Rinascimento: un programma di Civiltà scolpito nel marmo.

 


Di Daniel Di Schuler

Guardalo. Guardalo bene.

Lui è come potremmo essere. È un programma di civiltà scolpito nel marmo. Una Costituzione dell’anima. Vedi come sta? Con quel braccio lungo il fianco. Con il peso appoggiato a una gamba. Pronto a muoversi eppure composto. Non un gesto di difesa. Non un fremito di nervosismo. È un monolite di fiducia. In sé stesso, prima di tutto. Sa di esserci. Tutto nudo. Cosciente della propria mortalità eppure fiero. Non è la copia di una statua greca. È il nipote dei sopravvissuti alla peste nera: sa quanto valga la vita e di averne una sola che non può sprecare in pudori e timori. E lui non ha paura proprio di nulla. Dovrebbe trovarsi davanti a un feroce gigante. Sul suo volto si legge solo attenzione. Scruta. Cerca il momento per far scattare il braccio che regge la fionda. Sa di poter affrontare 




qualunque sfida. Lo sa da uomo nuovo, partecipe di una cultura rinata. Lo sa da abitante di una città aperta, europea, i cui mercanti e banchieri hanno interessi ovunque. No, nessuno lo richiuderà mai in una gabbia. Il suo orizzonte è il mondo perché sa di poter fare miracoli. Lui stesso è un miracolo: cinque metri di marmo lavorato come solo gli antichi e con una conoscenza dell’anatomia che non avevano neppure loro. Sa di possedere il futuro come lo sapeva il suo creatore. Perché aveva imparato a scolpire così. Perché aveva imparato a imparare. Il lascito più vero del Rinascimento. La consapevolezza che si può capire tutto e un metodo per farlo. (Chiamalo umanistico o scientifico: è la stessa cosa). Poi saranno i tempi e il talento a dire se applicarlo alla lavorazione del marmo o alla produzione di macchine utensili. Ecco, ho finito. Dai solo ancora un’occhiata al braccio piegato. Lo vedi lo spazio vuoto che delimita? Osservando la statua dal vero, 




l’occhio va subito lì. È il centro visivo dell’opera. Per i manuali, a far entrare il “buco” nella storia dell’arte sarebbe stato il trio Archipenko - Hepworth - Moore, più o meno ieri mattina. Mah... Goditi quel colpo di genio, poi guardati dentro. Che preferisci: il programma scolpito nel Davide o la chiusura tra le mura del paesello sovranista? L'apertura al mondo o il ritorno si secoli bui della nostra peggior politica? Scegli tu. Certo che per essere come Davide devi smettere di avere paura della tua ombra. E imparare a non piangerti più addosso.


Daniel Di Schuler




E' nato il 12 settembre 1964, Scrittore, Pittore e Scultore, conosciuto per i numerosi viaggi vive in un villaggio di pescatori vicino Fisterra. Il suo romanzo “Un'Odissea minuta” edito da Baldini e Castoldi è stato finalista del Premio Italo Calvino. E' scrivener c/o Baldini + Castoldi, Bertoner editore e Albe Edizioni. Il suo ultimo lavoro è “L'ora che il tempo dice” pubblicato da Ex Cogita.





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