E'
l'astensionismo – dai tempi del pentapartito passando per gl'anni
di don Silvio sino ai ns giorni – uno dei dati caratterizzanti
costanti della politica. Ovvero: la disaffezione e la distanza dei
cittadini che non sono e non si sentono rappresentati (né possono
esserlo). Eppure, puntualmente, la questione è ridotta, al pari di
quella della remunerazione dei politici, a disquisizione accademica.
A risolvere la cosa non occorrono in realtà neppure nuove leggi, lo
ha ampiamente dimostrato ad es. il M5S i cui politici si sono
autolimitati le gratifiche versando il “surplus” in un fondo
comune grazie al quale sono stati creati sinora 4.000 nuovi posti di
lavoro. Ossia non sono assolutamente necessari dibattiti politici,
magari in Parlamento, utili solo a gettare la colpa della mancata
riduzione degli stipendi dei politici alla controparte, e, magari, al
tempo stesso votare sottobanco un ulteriore incremento degli
stipendi... Così per la partecipazione politica non è assolutamente
necessario mascherare una raccolta di fondi in una sceneggiata della
maggiore partecipazione politica: paghi 2 Euro e puoi partecipare
alle “Primarie”. Il fatto è che esiste una ferma volontà
politica trasversale che vuole che “è necessario che tutto cambi
perché tutto rimanga così come è...” Questa volontà nefasta di
finto e falso progressismo dove in realtà il progresso è negato
alla radice, si è infiltrata anche nel pasticciaccio brutto della
questione Senato / Regioni creato nel 1948 dalla Costituente e,
dietro le quinte, dagl'americani. Un concetto totalitaristico della
“democrazia” che esiste in un solo modo ed una sola forma: quella
degli USA. Una Camera che rappresenta l'unità della Confederazione
(o della Nazione) ed una che rappresenta gli Stati confederati (o le
Regioni). Modello imposto alla Germania, dove fu attuato subito ed è
tuttora vigente, ed all'Italia dove fu attuato in maniera combattuta,
in un lungo arco di tempo: il Senato fu istituito subito, ma le
Regioni di cui avrebbe dovuto essere la Camera furono istituite solo
negl'anni '70. Dopo, anziché dare compimento al progetto della
Costituente facendo del Senato la Camera delle Regioni, organo di
collegamento tra il Governo centrale e quelli regionali, si pensò
bene, al fine di creare nuove clientele politiche, di istituire la
Conferenza Stato Regioni. L'esito è stato il trascinarsi di un
bicameralismo inutile e controproducente con due Camere praticamente
parallele e con le stesse funzioni e di una ulteriore istituzione
politica che non semplifica ma complica le cose. Le vie possibili per
una necessaria razionalizzazione sono due: 1) fare del Senato, come
voluto dalla Costituente, la Camera delle Regioni, abolendo l'altra
istituzione e mantenendo l'elezione diretta del Senato da parte dei
cittadini; 2) abolire il Senato perché c'è la Conferenza Stato
Regioni. Il genio gattopardesco trasversale F.I / PD ha invece ben
saputo escogitare una terza via: trasformare in Senato la Conferenza
Stato Regioni togliendo “finalmente” anche l'elezione diretta dei
politici da parte dei cittadini. Del resto Tancredi, nipote del
Principe di Salina, faceva riferimento allo Statuto Albertino. E ci
vuole un referendum costituzionale perché la riforma deve ben essere
completa: basta parlare di Regioni e Province: bisogna chiamarle di
nuovo Contee e Baronie...
francesco
latteri scholten.
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