“In
America il principio della sovranità popolare non è nascosto e non
resta sterile come in altri Paesi ma è riconosciuto dai costumi e
proclamato dalle leggi; esso si estende liberamente e giunge
facilmente fino alle ultime conseguenze. Se vi è al mondo un Paese
nel quale si possa apprezzare nel suo giusto valore il dogma della
sovranità popolare (…) questo è l'America.” Così Alexis de
Tocqueville nella sua “Democrazia in America” il più classico
dei classici sull'argomento. Studioso attento e conoscitore profondo
dei sistemi politici anche non democratici, non avvezzo ad ingenuità,
aveva ben intravisto già ai suoi tempi uno dei limiti più gravosi
della Democrazia per la sua stessa esistenza: “Nei governi
aristocratici gli uomini che dirigono gli affari sono
ricchi e
desiderano solo il potere, nelle democrazie gli uomini di Stato sono
poveri e devono fare la loro fortuna. Ne consegue che (…) se gli
uomini che dirigono l'aristocrazia cercano talvolta di corrompere, i
capi delle democrazie sono a loro volta spesso corrotti...” La
democrazia dunque è propriamente l'incarnazione politica della
borghesia economica. Ossia essa è espressione del mercato e mercato
essa stessa: si compra e si vende. Cosa che dice dell'essere
alquanto effimero della “volontà popolare” perché già gli
antichi romani la comperavano con tanto di “panem et circensem”.
Nel caso dell'America contemporanea, ma si parte dai tempi di Reagan
- ed è significativo che sia un attore a portare la democrazia a
teatro – il compratore è l'Arabia Saudita ed i legami della
famiglia Bush con le famiglie Faisal o Bin Laden sono noti. I
“Repubblicani” da decenni sul libro paga dei sauditi, sono
successivamente passati in secondo piano, da quando i finanziatori
hanno capito che i “Democratici” potevano essere assai più utili
al loro gioco.
Tuttavia, quando un intero popolo è cresciuto con il
dogma della sovranità popolare, togliergli la sua illusione può
diventare anche assai pericoloso cosa di cui i raffinati politici
mediorientali sono ben coscienti. Bisogna insomma, come nel celebre
film Matrix lasciare almeno un mondo virtuale al popolo, inscenare
una sceneggiata, possibilmente una specie di “Dallas” cui i
cittadini possano credere di poter giocare e prendere parte attiva.
Cioé: il Presidente (ahi noi!) sarà la Hillary (e c'è ben poco di
ilare) e la politica sarà la sua perché meglio incarna il progetto
saudita, ma è necessario un antagonista appropriato per mantenere la
sceneggiata e l'illusione della “democrazia” ed a questo sono
necessari i Repubblicani e ben venga un ottimo istrione quale Donald
Trump. Insomma la politica americana la si fa, come ormai da diverso
tempo, a Riad, ma questo è il segreto di pulcinella che non bisogna
divulgare...
francesco
latteri scholten.
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