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Charlie Hebdo: da Je suis Charlie all'anacronismo ed al tuffo nell'insignificanza.

 

La versione francese del nostro “Cuore”, al pari del periodico italiano assurge al massimo successo negl'anni '80, e, similmente al nostro, subisce poi un declino. I francesi hanno più successo ed i numeri consentono il mantenimento dell'attività a differenza di Cuore costretto dalla penuria delle vendite che continuava a mantenere praticamente quasi solo su Roma. Condiviso il diritto alla satira, andrebbe specificato che si potrebbe avere almeno un po' di quel buongusto che il periodico francese nel suo ultimo numero sul terremoto italiano ha dimostrato di non avere. La crisi di Charlie – con la breve sospensione dovuta alla strage che ha visto coinvolta e decimata la sua redazione - è forse non paradossalmente la crisi del sistema Francia e della sua “democrazia repubblicana”. I valori della “Répubblique” sono infatti quelli razionalistico illuministici dichiaratamente atei laicisti e secolaristi, pur con un residuo minimale di cattolicesimo. Sono valori nei quali la stessa redazione si rispecchia in maniera assai approssimativa. Soprattutto: sono valori ormai desueti in Francia. Come bene sottolinato infatti da Houellebeq, uno dei pochissimi intellettuali che ha avuto il coraggio di una denuncia della realtà socio valoriale francese attuale in “Sottomissione”, la Francia è da tempo un Paese a maggioranza islamica (sono oltre 10-000 le moschee costruite nell'ultimo decennio a fronte di sole 40 chiese) in cui non solo i cristiani sono decisa minoranza, ma in cui gli stessi riferimenti razionalistico illuministici sono ormai praticamente misconosciuti. Sono però quelli ancora delle fasce dominanti e così accade che il Presidente Hollande va in Vaticano a rassicurare Papa Francesco (e da credente ne sono ben felice), quando già dai tempi di Mitterand si sarebbe dovuto provvedere, a ragion di democrazia e di repubblica ad un incontro concordatario con i capi islamici francesi. Ovvero, con buona pace della “democrazia” la maggioranza dei francesi, è di religione islamica ma costretta a vivere in un sistema legislativo in aperto contrasto ai propri riferimenti valoriali. Nasce qui il paradosso di tanta “sinistra”, o tale ritenentesi, in Francia come altrove, e specie in realtà quali quelle redazionali di “Charlie”: si è “democratici e repubblicani” ma intanto si misconosce la maggioranza ed i suoi riferimenti valoriali. Si è servi del Padrone e, quel che è peggio per una intellighenzia o presunta tale, non lo si è per corruzione, lo si è perché non si è neppure più in grado di capirlo. Ci si regge così con una satira cui bersaglio preferenziale è il riferimento religioso valoriale della maggioranza dei francesi, ossia ci si regge grazie al sostentamento di un pubblico che rappresenta la decisa minoranza. Ci si sente di “sinistra” e magari della sinistra decisa e semianarchica, si fa una politica editoriale che è di fatto di Destra, che di fatto è – piaccia o meno ammetterlo – lepenista. Ci si regge invero non più grazie alla satira ed è discutibile se satira sia ancora, bensì grazie al sensazionalismo ed allo scandalismo a qualunque costo. Ed allora ben venga anche il numero squallido sul terremoto italiano del quale bene ha detto il Presidente del Senato Grasso che “rispetto la libertà di satira, ma anch'io ho diritto ad esprimere la mia opinione: mi FA SCHIFO”.

Francesco latteri scholten

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