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I comitati per il NO
creati da Massimo D'Alema, su richiesta a grande maggioranza della
base e guidati da Guido Calvi, superano ormai quota 51% nello stesso
PD mentre la leadership Renzi/Boschi & C. che aveva lanciato e
portato avanti le riforme al punto da legarle alla propria immagine
va distanziandosene creando di fatto una situazione surreale: si va
al voto per il referendum per le riforme costituzionali con il
partito che ha lavorato anni alle stesse che fa campagna contro il
proprio lavoro mentre la leadership che le ha lanciate se ne
distanzia. Renzi/Boschi & C. le tre scimmiette, non vedo non
sento non parlo, per di più non c'ero e se c'ero dormivo. Al Cinema
Farnese, per i comitati del No, Massimo d'Alema centra con estrema
precisione – come suo solito – il nocciolo della questione: “Il
fatto è che le riforme sono un pastrocchio che ricalca assai
fedelmente quelle di Berlusconi.” Un progetto che per ciò stesso
avrebbe segnato lo stravolgimento del partito e non avrebbe potuto
ottenere il consenso della sua maggioranza. Un clamoroso errore di
valutazione insomma, sottolinea sempre D'Alema: “era tutto pensato
per un plebiscito personale in un'escalation referendum ed elezioni
ma la situazione è cambiata e non si ha più chiaro in mente cosa
fare”. Ed è del resto evidente perché lo iato tra leadership e
partito così come quella tra Governo (un Governo nominato e non
eletto) e Paese è sempre più palese. Con la vittoria ormai scontata
del No infatti Renzi/Boschi & C. che già da tempo non
rappresentano più il Paese, non rappresenterebbero neppure più il
partito. Così è ben centrata anche l'altra osservazione di D'Alema:
“La vittoria del No segnerebbe la fine di questa idea renziana del
Partito della nazione, un progetto dannoso che ha provocato una
frattura fra il popolo della sinistra ed il Pd. Sarebbe un risveglio
positivo per l'Italia”
francesco latteri
scholten.
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