A
Bonn Luigi Pirandello giunge nel 1889 su
consiglio del suo Maestro Ernesto Monaci a seguito di dissidi
con il Rettore dell'Università Capitolina dove studiava. Ridente
cittadina sul Reno, fondata al pari della vicina Colonia (40
Km) dai Romani, è la città di Beethoven. Non ha raggiunto
gli sviluppi commerciali di Colonia ma si è sempre ben attestata sul
piano Culturale e Scientifico. L'Università, la Rheinische
Friedrich Willhelms Universitaet, fondata nel 1818 (oggi una
delle più grandi della Germania con oltre 500 professori) non può
vantare le origini storiche di quelle della UniKoeln, insieme
a Parigi, Napoli e Bologna tra le prime in Europa con
frequentazioni quali quella di Sant'Alberto Magno e San Tommaso
d'Aquino. E' tuttavia a Bonn che si formano i due più
importanti
esponenti del secolarismo laico modernista ateo ed
agnostico mondiali: Karl Marx e Friedrich Nietzsche,
quest'ultimo proprio nella stessa facoltà cui si iscriverà il
girgentino: Filologia. Se sarà l'esilio londinese a far
conoscere a Marx la realtà operaia di Manchester e gli
orrori del capitalismo manchesteriano e dare la base per “Il
Capitale”, a far conoscere a Pirandello la realtà degli
operai delle miniere e degli scaricatori di porto fu il lavoro
con il padre nel 1886. Gl'orientamenti di famiglia del resto per
Pirandello sono non troppo lontani da quelli che ritroverà a Bonn:
secolaristi, sostanzialmente atei, il padre fu Garibaldino. Il
Luigi ragazzo tuttavia fu avvicinato alla fede cattolica da una
domestica e vi aderì inizialmente con ardore alla ricerca di un
misticismo che sempre gli rimase, anche se dal cattolicesimo si
discostò presto. Il Luigi giovane, a Bonn, perfezionerà la sua
formazione con grandi Maestri come Franz Bucheler Hermann Usener e
Richard Foerster. Ovviamente, la sua Girgenti rimane nel cuore
e la tesi, 1891, sarà proprio “la parlata di Girgenti”.
Di Bonn, 1890, è anche il primo grande amore con Jenny Schulz
Lander conosciuta ad una festa in maschera con cui andrà a
convivere e cui dedicherà i versi di Pasqua Gea “Lucifera
fanciulla, tu che il mio tutto sei e pur, forse, sei nulla”. La
traduzione delle “Elegie Romane” di Goethe dicono che
anche anche la Germania lasciò un segno. Significativamente è nel
primo grande successo che confluisce tutta l'esperienza maturata:
“Il fu Mattia Pascal”(1904). E' una sintesi per
la quale si
può forse usare un parallelismo successivo, quello tra il
Commissario Maigret ed il Commissario Montalbano. Camilleri fu
sceneggiatore del primo e ciò gli fu di ispirazione. “Il fu
Mattia Pascal” è eminentemente siciliano ma potrebbe benissimo
inserirsi a pieno titolo in certe correnti letterariofilosofiche
mitteleuropee. “Il fu Mattia Pascal” porta in sé un segno
importante: l'interesse per la psicologia dei personaggi è
anteriore alla malattia della moglie che lo porterà ad un confronto
più decisivo con questa nuova Scienza allora nascente. Per Luigi
Pirandello, come per molti altri, la perdita della fede ha un
impatto sulla percezione e visione del mondo e quindi sulla
produzione artistica. E' infatti assente in Pirandello questa realtà
che tanto e profondamente connotava ai suoi tempi la società
siciliana assai devota e contrassegnata dagli usi e dalle credenze.
Nelle
trame pirandelliane non c'è “storia di salvezza”, come ad
esempio ne “I promessi sposi” oppure, a livello
internazionale anche posteriore, ne “Il Signore degli anelli”. La
sicilianità di Pirandello pare vista o filtrata o prosecuzione della
grande drammaturgia greca: la necessità, il fato, il destino,
l'eterno ritorno (per dirla con Nietzsche) dell' “Umano, troppo
umano”. Se la grande massa della produzione pirandelliana si
lascia leggere e bene apprezzare alla luce della migliore
drammaturgia grecoclassica, le altre due opere maggiori, “Memorie
di Serafino Gubbio operatore” (1925) e “Uno, nessuno e centomila”
ci riportano appieno agli ambienti intellettuali e socioculturali
mitteleuropei e molte sono le affinità specie con Nietzsche.
Specie al lettore de “La Gaia Scienza” (Nietzsche intese
il titolo in senso ironico) le affinità con “Serafino Gubbio
operatore”
dove la tematica è quella della riduzione ad
opera della Tecnica dell'uomo a strumento, ad operatore appunto
ed il suo realizzarsi non più come Uomo ma come operatore della
tecnica con l'inversione di fatto di quelli che dovrebbero essere i
termini: non la Tecnica a servizio dell'Uomo, bensì l'Uomo a
servizio della Tecnica. “Uno nessuno e centomila” porta
una delle altre tematiche intrinseche, ovvero quella della
spersonalizzazione e della frantumazione della Persona che
questa nuova realtà produce. Pirandello insomma è, alla fine,
uno dei primi grandi cantori dell'uomo e del mondo modernista,
secolarista, ateo, che, lasciato il cristianesimo si colloca
anche fuori da una “Storia della Salvezza”: sono colte,
come già in Marx e Nietzsche, sul nascere le nuove
realtà e dinamiche, la loro oppressività ma al tempo non si è
in grado di proporre una uscita e l'esito per chi vive
oggi è davanti agl'occhi di tutti: una società senescente e
moribonda incapace di Amore, di bellezza, di bontà, procreazione.
Il Modernismo ha saputo evidenziare i limiti ed i difetti del
Cristianesimo, negandone le positività ed i pregi ma, inchiodato al
materialismo egualitarista, è stato in capace di un modello
autenticamente umano... “Chi ci ha dato la spugna per cancellare
l'intero Orizzonte? E, cosa sarà adesso?” (F. Nietzsche “La
Gaia Scienza, af. 125 “L'uomo Folle”).
francesco
latteri scholten.
P.S. L'acquarello di titolo è opera di Giovanni Prinzi, mentre la ceramica è di Giuseppe Prinzi, entrambi ritratti.
P.S. L'acquarello di titolo è opera di Giovanni Prinzi, mentre la ceramica è di Giuseppe Prinzi, entrambi ritratti.
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