L'assetto
organizzativo adeguato va ricercato in primis nel cambiamento
culturale dell' imprenditore: è una premessa necessaria. L'esigenza
di dotarsi di un adeguato assetto organizzativo è ora obbligo di
legge col nuovo codice della crisi di impresa e dell'insolvenza, che
già, in verità da tanto tempo, alcune aziende dei paesi
anglosassoni hanno adottato, attraverso gli strumenti dell'analisi
finanziaria e del controllo economico-finanziario. Con questi
suddetti strumenti l'assetto organizzativo diventa adeguato e SOLO
COSI l'imprenditore potrà conoscere la sua reale effettiva
situazione economica-finanziaria-monetaria. Non ci può essere buona
gestione se non si mettono insieme in un unico ambiente dati numerici
quantitativi e qualitativi, che non
sono per nulla interpretabili con
la sola lettura del bilancio di esercizio, il quale assolve a
obblighi di legge, specie fiscali e presenta situazioni passate,
tardive e ormai superate. Si richiede alle aziende un radicale cambio
di cultura, che trova la sua vera essenza non tanto nell'adempimento
di un obbligo di legge, quale imposto dalla già citata legge n
155/2017 (Codice crisi impresa e insolvenza), quanto nella vision di
una gestione di impresa che sia accompagnata da modelli di previsione
matematico-statistici, più idonei ed efficienti nel misurare e
significare i fenomeni aziendali, nell'individuare le relazioni tra
le grandezze aziendali e le correlazioni tra gli indici
economico-finanziari-patrimoniali-monetari dell'azienda, al fine di
migliorarla e ridurre le criticità. Non
potrà mai esserci per
un'azienda, di qualsiasi dimensione o settore, garanzia di assoluta
continuità futura, data la ineliminabilità della rischiosità che è
intrinseca nell'azienda, che può essere "mitigata" da una
gestione finanziaria integrata dai suddetti modelli
statistico-matematici, i quali, basandosi su valori numerici
aziendali, siano in grado di determinare le probabilità di successo
o di default. L'azienda va sempre controllata "prima" e poi
"durante" e non dopo. Solo così si può meglio comprendere
quando un'azienda è efficiente e se i risultati garantiscono e/o
garantiranno la continuità aziendale. L'imprenditore,quindi, deve
superare la resistenza culturale al cambiamento: che peso hanno
all'interno di un'azienda le competenze di analisi e la business
intelligence? Non si tratta di trasformazione tecnologica, ma di
trasformazione culturale dell'azienda, che si muova verso sistemi
integrati, programmazioni e previsioni con algoritmi, dati in tempo
reale, condivisione di informazioni e report periodici e continui. In
questo contesto di trasformazione culturale, lungi dall'onerosità
del Codice della crisi e mutuando dalle positive esperienze di
gestione di impresa di alcuni paesi, si inserisce il consulente
aziendale 4.0, che supporta e sta a fianco dell'imprenditore,
contribuendo ad adeguare il suo assetto organizzativo, a fornirgli
formazione, emergendo con una funzione in termini
diversi di ruolo
rispetto a quello del revisore-collegio sindacale o del
commercialista-fiscalista. Il codice della crisi di impresa prevede
soltanto il rispetto di 4 indici, che non sono sufficienti da soli a
garantire e migliorare la continuità aziendale,se non vengono
integrati con altri signficativi indici aziendali. Un altro limite
della legge è quello di aver guardato in primo luogo alla tutela dei
creditori piuttosto che all'esigenza del miglioramento della gestione
dell'impresa.
Agostino
Alberto Di Lapi
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