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Tempesta, fuori e dentro di me.

 


Di Daniel Di Schuler

Il fortunale ulula cupo tra i coppi del tetto. Raffiche di vento scagliano secchiate di pioggia contro le vetrate. Oltre i cristalli, nel buio, solo la vaga scintilla del faro. Dalla radio, la solita Radio Tres, mi arriva della computer music. Chissà sei i ragazzi capiscono di essere tornati a Bach? Una domanda stupida. Certo che lo capiscono: sono così colti. Chissà quando potrò discutere ancora con loro? Non troppo presto. Un editore in cui avevo riposto molte speranze ancora esita. Il prezzo della carta, mi hanno detto, e il momento di mercato. Se almeno non mi fossi già immaginato a Palermo. Sì può provare magone, questo struggimento tutto longobardo, per la Sicilia? Si può. La solita storia. Piaccio a tutti. Agli editor e ai lettori editoriali. Proprio a tutti, ma devo ancora convincere chi deve dire l’ultimo “sì”. Provo a leggere. Un regalo per il mio compleanno. “Botticelli, Artist and Designer”, di Ana Debenedetti. Interessante. Molto. Con una brillante teoria sui rapporti tra Botticelli e Verrocchio. Evidenti, ovvi, eppure mai documentati. Semplicemente, erano vicini di bottega. Botticelli, era garzone di un orafo che lavorava a pochi metri dallo studio di Verrocchio. Il resto, si può immaginare. Certo che era un disegnatore formidabile, Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, detto il Botticelli. Come Verrocchio, ovvio, e come Pollaiuolo. Tutti dentro una tradizione toscana che comincia molto prima del Gotico. Un’amore per la linea che corre precisa. Nitida come il taglio di un bisturi che disseziona la realtà. Per me, che cerco sempre radici lontane, come già accadeva nella pittura etrusca. E come sarebbe stato poi per Modigliani. Uno di Livorno che ha portato Firenze a Parigi. E potrei andare nella Vienna capitale della modernità. Perché quelle linee, forse attraverso i pre-raffaelliti, dovrei studiarci sopra, arrivano fino a Klimt. E a Schiele. Cosa succede alla linea quando la ragione non riesce più a mantenere l’ordine? Quando la matita deve registrare il dolore del mondo? Succede Schiele, appunto. Una considerazione che pare non piaccia a Botticelli. Lo vedo piegare il labbro mentre mi guarda con sufficienza. Nella “Adorazione dei magi” ha dipinto il proprio autoritratto. O così vuole la tradizione. Bertolucci gli avrebbe affidato una parte: sembra il Donald Sutherland di “Novecento”. Un italiano alto, biondo e con gli occhi azzurri. Potrei modellarci sopra il protagonista del prossimo romanzo. Ho già quasi tutto in testa. Anche il titolo: “Per chi suona la campana”. Devo giusto trovare la forza di tornare a scrivere. Scolliamoci dal divano e cominciamo con una pagina. Anche così. Solo per raccontare agli amici come va. Buon fine settimana.


Daniel Di Schuler



E’nato il 12 settembre 1964, Scrittore, Pittore e Scultore, conosciuto per i suoi numerosi viaggi, vive in un villaggio di pescatori presso Fisterra. Il suo romanzo “Un’Odissea minuta” edito da Baldini e Castoldi è stato finalista al premio Italo Calvino. E’ scrivener c/o Baldini & Castoldi, Bertoner editore e Albe edizioni. Il suo ultimo lavoro è “L’ora che il tempo dice” pubblicato da Ex Cogita.

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