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Vittorino Andreoli e i segreti della mente.


Andreoli è uno dei grandi che da sempre fanno parte del mio orizzonte spirituale ancor prima che culturale. E' un ricordo che affonda le radici in tempi ormai lontani quand'ero ancora ragazzo, la TV era in bianco e nero e lo vidi la prima volta. Con quei tanti capelli, allora erano di più, più neri e più folti, e lo erano soprattutto le enormi sopracciglia, e, non fosse stato per quel suo sorriso affabile, rassicurante e speranzoso, per quel suo incedere sornione e sereno, me lo sarei sognato la notte. Ma poi parla e quelle parole esprimono - e con forza - uno spirito mite, pacato, fascinoso, che proprio per questo attrae. Si apre un orizzonte anche cristiano, di un cristianesimo autentico, che introduce alla vastità, all'apertura, alla non limitazione. E' agli antipodi di uno pseudocristianesimo angusto ed immiserante, con il quale troppo spesso mi sono trovato a dovermi confrontare. Ricordo il mio decano - per fortuna non era mio relatore né uno dei correlatori - che per la mia tesi su Sartre mi raccomandò calorosamente che sì la potevo fare ma che bisognava essere molto critici. Insomma: avevo la facoltà di parlarne male. Non tenni conto della raccomandazione, per me in contrasto con una ricerca autentica del Vero, di cui Sartre, come del resto già Galileo, è stato un protagonista. E' l'atteggiamento metodologico che - con piacere -, oltre che nei miei relatori, ho ritrovato nella bellissima introduzione al volume di Michel Foucault nella collana "La biblioteca della mente" del "Corriere della sera" curata proprio da Andreoli. Del resto c'è un amore grande che accomuna Foucault ad Andreoli (ed anche a me, lo ammetto), quello per la classicità antica. E' uno Spirito grande quello che si respira ne "L'ermeneutica del soggetto" di Foucault, l'opera che sarebbe doveroso leggere insieme a quello che si può già definire un "classico", anche se Andreoli lo ha solo recentemente pubblicato: "I segreti della mente", una summa del suo pensiero e l'opera a cui - lo dice lui stesso - tendeva da anni perché ne sentiva la mancanza. Ne "I segreti della mente" si respira la bellezza della definitiva vittoria della scienza moderna - ma erano cose già acquisite dalla vera scienza classica - nei confronti della concezione statica e demoniaca del Lombroso: "il delinquente nasce ed è costitutivamente tale, per cui è un irrecuperabile." L'acquisizione è invece quella della conferma della plasticità e della dinamicità della mente e dunque del soggetto sempre in divenire. Si tratta dunque di evitare un divenire che può essere negativo ed assurgere a patologia cercando di individuarne precocemente i sintomi, che sono sostanzialmente quattro: 1) La dissociazione dal mondo, quando dalla constatazione che dalla relazione tra io e mondo non si arriva a nessun risultato positivo e quindi ci se ne distacca; 2) la fuga dal mondo, quando dalla stessa constatazione ci si muove per colpire invece del mondo l'io; 3) la maniacalità, quando sempre dalla stessa constatazione si agisce ancora sull'io autoesaltandolo; 4) il minimalismo, quando, sempre dalla stessa constatazione, si risponde con la minimizzazione, ad esempio evitando le novità e riducendo il confronto io - mondo al minimo. Si tratta di capire se, quando e perché ciò accade. La realtà qui è soggettiva e la risposta di soggetti diversi a situazioni analoghe è necessariamente diversa. Così il disagio della relazione io - mondo non nasce semplicemente dal mondo, ma anche dalla sua percezione soggettiva, anzi di più: dalla immaginazione del mondo da parte del soggetto. Il soggetto deve perciò impegnarsi ad agire sul suo rapporto io - mondo, a farne un rapporto positivo, a creare spazi di agio. Se ciò non accade si passa dal disagio al sintomo e da questo al disturbo, ovvero alla patologia vera e propria. Ecco - per sommi capi - le direttive tramite le quali con Andreoli ci si orizzonta e muove a dischiudere "I segreti della mente" in un viaggio bellissimo ove si intrecciano Spirito, mente, soggetto, cultura, filosofia e scienza, "Per l'alto mare aperto", ma questo è un'altro titolo di un'altro grande autore.
francesco latteri scholten.

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