E' data della doverosa memoria di un orrore immane, della necessità di ricordare perchè non si abbia a ripetere, come bene ha sottolineato Benedetto XVI. L'orrore invero è ancor più grande di quanto non si voglia comunemente ammettere. E' nel marzo del 1923, pochi mesi dopo la marcia su Roma, 28 ottobre 1922, che si giunge alla fusione tra nazionalisti - o, tout court nazisti - e fascisti. Già un anno dopo, il 10 giugno 1924, c'è l'attentato a Giangiacomo Matteotti. Adolf Hitler è Cancelliere il 30 gennaio 1933, l'incendio del Reichstag è successivo di un mese: 27 febbraio. Come già l'attentato a Matteotti aveva sottolineato in Italia, i primi a fare le spese dell'ascesa al potere del nuovo regime saranno anzitutto i nemici politici, nei confronti dei quali sarà attuata la persecuzione e la deportazione in massa. Sono sgnificative le date: 2 maggio 1933: scioglimento dei sindacati; giugno 1933: scioglimento dei partiti; luglio 1933 bandiera con la svastica, eliminazione degli avversari politici ed istituzione dei campi di concentramento. I campi di concentramento dunque sono istituiti anzitutto per l'eliminazione dei nemici politici del regime che saranno anche i primi a trovarvi posto. Secondo le stime si tratta di cifre comprese tra 1.2 ed 1,7 Mln di persone. Sono aggiunti a ruota i "sessualmente diversi" -"cosa che sempre si ignora", come giustamente ha osservato Pasolini, abbondantemente oltre mezzo milione di persone. Seguono ancora le "vite indegne di essere vissute", e non si trattava solo degli affetti da sindrome di Down. Infine, siamo al settembre 1935, sono proclamate le leggi di Norimberga "per la protezione del sangue e dell'onore etc." con le quali iniziano le persecuzioni antisemite: l'incendio organizzato di tutte le sinagoghe è della notte dal 10 all' 11 novembre 1938. Il "decalogo della pura razza italiana", al cui seguito iniziano le persecuzioni nel ns. Paese, è invece del luglio 1938. Esito di queste leggi saranno altri sei Mln di morti. La valutazione più "Vera", se questo vocabolo di fronte ad un simile e senza pari orrore può ancora avere un significato, rimane - a mio giudizio -, tra le tante, quella di Theodor Adorno ne "La dialettica del negativo": "noi viviamo dopo Auschwitz e il testo che la filosofia deve leggere è incompleto, pieno di contrasti e lacunoso e molto vi può essere attribuito alla cieca demonia." Ad Auschwitz finisce la Storia dell'uomo perché ciò non può più essere definito umano, ad Auschwitz finisce la Filosofia perché "la Ragione diventa impotente ad afferrare il Reale, non per la sua propria impotenza, ma perché il reale non è Ragione ..." Ad Auschwitz insomma è stata anche fucilata la "civetta della Minerva" di hegheliana memoria. Auschwitz non è una fine, ma "La Fine": la fine di tutto. Io sono orgoglioso di essere figlio di "una vita indegna di essere vissuta."
francesco latteri scholten.
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