La
campagna per le elezioni al Campidoglio procede forte a colpi di
autogol, quali mai la plurimillenaria storia della "Città
eterna" aveva visto, probabilmente anche perché proprio questa
sua storia che affonda nella notte dei tempi, aveva sempre assicurato
una selezione politica connotata se non sempre dall'integrità,
perlomeno dall'accortezza politica, come "I discorsi su la prima
decade di Tito Livio" di macchiavelliana memoria bene insegnano.
Si è iniziato, primo autogol, con il rifiuto della Meloni al
sostegno di Berlusconi che ha costretto il Cavaliere a candidare
Bertolaso prima e sostenere quindi insieme a quest'ultimo Alfio
Marchini, con l'ira di Salvini e Meloni. L'ultimo e più grande ed
autorevole autogol, è invece quello segnato da Matteo Renzi in
persona. Il Premier infatti, dopo essersi alienato via via simpatie e
sostegno di larga parte di coloro il cui sostegno ha fortemente
contribuito alla sua ascesa al potere, dal "gruppo" De
Benedetti / Repubblica, a parte del "Corriere" etc, ha
pensato bene ultimamente di liberarsi anche del sostegno del Vaticano
ed a tal fine - ci sarà pure una logica in questo ma mi sfugge - di
sostenere quanto più fortemente possibile proprio il candidato più
sostenuto dalla Santa Sede per la prima carica della città di Roma:
Alfio Marchini. Il genio politico si concreta con una mossa politica
delle più profonde: a poche settimane dal voto imporre per decreto
l'equiparazione di matrimoni ed unioni civili (vietata dal dettato
costituzionale), fortemente osteggiata dalla Chiesa. La presa di
posizione del Card. Nunzio Tarantini segretario della CEI non si è
ovviamente fatta attendere. Non solo: la Curia, notoriamente un
attimino più lungimirante anche di politici un tantinello più
svegli, quasi ad anticipare la "mossa" del Premier, già
qualche giorno addietro aveva invitato Marchini in Vaticano. Come
dire, Renzi ha voluto assicurarsi della certezza prima del voto di
avere contro di sé il primo datore di lavoro della capitale ed il
suo primo attore culturale e sociopolitico da 2.000 anni. Insomma,
per Alfio Marchini il genio politico di Matteo Renzi finisce di fatto
per contare ben più di quello del suo più forte sostenitore
politico diretto, Silvio Berlusconi: a quanto pare, il nuovo sindaco
di Roma è stato già fatto: per dercreto.
francesco
latteri scholten
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.