La
scintilla è lì, il 3 maggio 1968 alla Sorbonne icona
francese dai tempi di San Tommaso, e la motivazione giusta
e sacrosanta: la libertà di studio e di insegnamento. La stessa
dei moti studenteschi del 1229, sempre alla Sorbonne, che videro
sulle barricate con gli studenti, in sua difesa, tra gl'altri,
appunto l'aquinate che per l'occasione uscì con il suo scritto più
accorato: “Contra impugnantes Dei cultum et religionem”
(all'epoca Tommaso era un grande ed inviso progressista). Nel '68
sulle barricate con gli studenti ci sono professori ed intellettuali
non meno famosi e significativi di Tommaso ai suoi tempi (ne cito
solo alcuni): un giovane e brillante Michel Foucault autore di
testi come “Sorvegliare e punire”, “Il potere psichiatrico”
“La storia della follia”
“L'ermeneutica del soggetto”; una
già attempata Simone De Beauvoir icona del femminismo
francese e della resistenza; il suo compagno di sempre, amico di
Foucault, Jean Paul Sartre: “L'essere ed il nulla”, “La
Nausée”, “Les mains sales”. Tuttavia, se nel 1229 la sommossa
raggiunge intensità significative, essa si appella però
direttamente alle massime autorità civili e religiose, il Re ed il
Papa, per i propri diritti, mentre invece nel 1968 le
rivendicazioni assumono assai presto connotazioni antisistemiche tout
court dove il sistema è avversato perché tale. Il “maggio
francese” diventa una cassa di risonanza in cui confluisce tutto
un filone iniziato negli anni '50 e '60 con forte diffusione
grazie soprattutto, ancor prima che all'università, alla musica ed
al cinema. Tra le icone più celebri i Beatles, i Rolling Stones,
Bob Dylan, i Queen; per il
cinema il celebre “Pat Garret e Billy
the Kid” e le tante interpretazioni di John Wayne. La
concezione che ritroviamo è però a ben vedere più datata e la si
ritrova in pieno in quei figli deviati dell'Illuminismo che furono
i romanticisti, in particolare ben ritroviamo molto di Nietzsche e di
Leopardi. La radice filosofica la ritroviamo in una non
corretta lettura di Platone già ai tempi del Rinascimento. C'è
la cristallizzazione del pensiero di Platone ne “La Repubblica o
sulla giustizia”, “Il Simposio”, “ il “Teeteto”, il
“Gorgia”. In particolare la concezione – al pari che in
Nietzsche, Leopardi e nelle correnti anni '50 e '60 - astratta
dell'uomo che di fatto è sradicato dalla famiglia, dalla patria,
dalla storia. Da qui una concezione del diritto e della giustizia
falsati. Correttamente nei “Lineamenti di filosofia del
Diritto” (ma anche nell' “Enciclopedia”) Hegel osserva
come sia con la nascita della Famiglia, primo nucleo della società e
dello Stato che il diritto passi da astratto a diritto concreto.
Platone invero fa anch'egli questo passo quando nel suo ultimo
scritto (fu trovato “addormentato” mentre ne ricorreggeva il
testo già ultimato), i “Nomoi”, le Leggi, si chiede quale
debba essere non il diritto astratto e lo Stato ideale, bensì il
diritto concreto nello Stato storicamente dato. Non c'è più, come
negli scritti di prima, l'Eros che è anche pederastria o
omosessualità, bensì amore di coppia – eterosessuale –
finalizzato alla procreazione. E' il punto che Nietzsche e
Leopardi (di entrambi sono
note le tendenze omoerotiche) e le
correnti anni '50 e '60 così come il '68, rigettano. L'uomo che ne
risulta è un uomo sradicato senza famiglia, patria e storia, quello
riproposto da tanti media di oggi e celebrato perché utile al
capitalismo. E di fatto, come ha ben evidenziato più di una
indagine economica, i sessantottini sono i “ribelli” più
ricchi nella storia della Francia: una sommossa radical chic come
acutamente osservava Pier Paolo Pasolini: “La piazza
borghese contro i poliziotti proletari”. Con il rigetto del diritto
che passa alla concrezione con la famiglia, si pongono le radici
dei movimenti LGBT, Gender, matrimoni gay, uteri in affitto,
concezione in provetta e quant'altro. L'esito più nefasto è la
rottura dell'equilibrio tra persona e
società, che, se è
vero che prima era un tantinello spostato sul lato della società,
adesso lo è sulla persona. Ma così il concetto stesso di persona
è mutato radicalmente. La società invece è distrutta con tassi di
geriatria e decessi che non possono essere più pareggiati dalle
poche nascite. Insomma si porta avanti una ideologia di
disidentità e di morte. E, forse, non è un caso che siano dei
satanisti Mick Jagger degli “Stones”, Freddie Mercury dei
Queen, Bob Dylan e John Lennon. Vogliono, come tutto il '68,
collocarsi “oltre”, superare, andare “al di là”: stanno
uccidendo il nostro mondo a cominciare dalla Famiglia, dalla Patria,
dalla Cultura, dalla Persona. Solo in Italia ogni due anni
scompare per denatalità una città come Messina, 350.000 abitanti.
Se si fosse gettata un'atomica se ne parlerebbe tra duecent'anni,
così non dice niente nessuno... Al tempo con l'immigrazione ne sorge
un'altra di 250.000 abitanti: una vera sostituzione etnica. Ecco la
realtà dell' “oltre”. Michel Houellebecq bene descrive il
'68 come “l'anno della catastrofe, che ha lasciato solo miseria,
individualismo e violenza”. In sintesi: il 68? Una
Porcheria.
francesco
latteri scholten.
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