slideshow

Pacchi alimentari: prima parenti e amici (anche benestanti) e poi i bisognosi.


 

di Daniel Di Schuler

I pacchi alimentari “di lusso” per gli amici, magari con redditi familiari di oltre seimila Euro il mese. I pacchi di soli generi essenziali, riservati agli “sfigati” davvero bisognosi di aiuto. Niente pacchi per l’immigrata musulmana che dice di non poter mangiare salumi. Questa pare fosse la politica di una sindaca leghista del Vercellese. Non un caso isolato. Neppure in Europa. Il governo olandese è saltato per una vicenda analoga. Per l’Italia, anche la conferma di una prassi simil-mafiosa antica come il nostro peggio: prima gli amici, poi gli amici degli amici, e gli altri sono nessuno. Anzi, sono da schernire coma pare facessero la sindaca e i suoi complici. Destando uno scandalo che non scuoterà una sola coscienza o 




cambierà un solo voto. Perché tanti, troppi, al posto suo avrebbero fatto come lei. Rovine spirituali in un paesaggio di desolazione morale. Fatto di solitudini rancorose, centri commerciali e niente altro. Post-italiani che non posso fare a meno di paragonare a Luigi e Rosetta. Due padani di una volta; due esemplari di un’umanità spessa e intatta. Lui era gappista e comunista. (Poi avrebbe stracciato la tessera. Ma questa è un’altra storia). Lei una semplice operaia, ma capace di rischiare la pelle per nascondere un ragazzino ebreo durante un rastrellamento. Erano di Legnano. Alla fine della guerra, dopo aver perso casa sotto le bombe, sono sfollati in un grande cascinale alle porte di Como. I tedeschi si ritirano lungo la 




statale che passa lì accanto. Prima reparti completi, ancora inquadrati. Dopo il 25 Aprile, è il turno degli sbandati. Anziani e ragazzini, militari solo per l’uniforme. I resto dei resti di un esercito sconfitto. Rosetta, il Luigi e gli altri della cascina si guardano in faccia. Restano loro solo delle patate, ma ne hanno tante. Ne lessano un pentolone che lasciano ai bordi della strada perché i tedeschi trovino qualcosa da mangiare. E poi un altro pentolone. E poi un altro. Fino a che i tedeschi smettono di passare. Perché lo avete fatto?”, le ho chiesto, quando mi ha raccontato quella vicenda. “O bella”, mi ha risposto, sorpresa che le avessi fatto una domanda del genere: “Ma perché quelli avevano fame e noi mica eravamo bestie”. Punto.


Daniel Di Schuler



E' nato il 12 settembre 1964, Scrittore, Pittore e Scultore, conosciuto per i numerosi viaggi vive in un villaggio di pescatori vicino Fisterra. Il suo romanzo “Un'Odissea minuta” edito da Baldini e Castoldi è stato finalista del Premio Italo Calvino. E' scrivener c/o Baldini + Castoldi, Bertoner editore e Albe Edizioni. Il suo ultimo lavoro è “L'ora che il tempo dice” pubblicato da Ex Cogita.




Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

flspress Designed by Templateism.com Copyright © 2014

Immagini dei temi di enot-poloskun. Powered by Blogger.
Published By Gooyaabi Templates