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“Il Cielo sopra Berlino”: la Germania ed il suo rifiuto di ruolo guida, il tramonto di Angela...


 

Di Daniel Di Schuler

Donne, quasi solo donne, che scavano tra le macerie.

Recuperano i mattoni uno ad uno. Stupisce l'eleganza di certi loro vestiti. Reperti del passato che appaiono incongrui come provocazioni dadà. Una donna magrissima sembra in abito da sera. O forse è una camicia da notte. Tutto quel che le resta. Attorno, solo rovine. A perdita d'occhio e di cinepresa. Mio figlio sta per andare a Berlino. In queste ultime sere abbiamo parlato della storia della città. Anche di Berlino “la rossa”, che i nazisti hanno conquistato ma mai amato. Abbiamo sentito Ute Lamper cantare sulle musiche di Kurt Weil e abbiamo finito per guardare quel filmato del 1945. Dovrebbe vederlo anche chi scrive "coccodrilli" sulla fine della carriera di Angela Merkel. Sorretta da un'etica "imbattibile", assicura un commentatore, anche se "priva di visione". Quello che può dirsi di tanti tedeschi della sua generazione. Il loro timore 



verso debito pubblico e inflazione è diventato un luogo comune. Il lascito del disastro economico della repubblica di Weimar, si è soliti dire. A ragione, ma dimenticando che appartengono alla memoria tedesca anche ricordi molto più dolorosi e recenti. Il senso di colpa per l'Olocausto, certo. I morti sotto i bombardamenti, le città distrutte, la misera e la fame, almeno con la stessa certezza. Bastano a spiegare perché la Germania parli con voce sommessa. Perché non assuma un ruolo guida in Europa, o lo faccia solo perché costretta dalle sue dimensioni. Altri popoli pare soffrano d’amnesia. I tedeschi sanno cosa sia accaduto l'ultima volta che hanno avuto delle "visioni". Per questo oggi se ne stanno con i piedi piantati per terra. Lasciano volare solo gli angeli, se c'è da 




credere a Wim Wenders. Certo, abbiamo visto anche “Il cielo sopra Berlino”. E se Olmo non dovesse partire stasera, forse vedremmo “Germania anno zero”. Il resto sta nelle panchine. In certi comuni leghisti le hanno munite di braccioli perché non siano usate per dormire. Quelle senza schienale davanti alla porta di Brandeburgo, chissà se ci sono ancora, sembravano disegnate apposta per farci l'amore.


Daniel Di Schuler




E' nato il 12 settembre 1964, Scrittore, Pittore e Scultore, conosciuto per i numerosi viaggi vive in un villaggio di pescatori vicino Fisterra. Il suo romanzo “Un'Odissea minuta” edito da Baldini e Castoldi è stato finalista del Premio Italo Calvino. E' scrivener c/o Baldini + Castoldi, Bertoner editore e Albe Edizioni. Il suo ultimo lavoro è “L'ora che il tempo dice” pubblicato da Ex Cogita.




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