Sino a qualche decennio addietro le neuroscienze avevano focalizzato la loro ricerca sulle cosìddette aree celebrali e proceduto coerentemente ad una mappatura di queste. Dalle loro connessioni e dalla modalità di queste in riferimento alla specificità di ognuna si cercava di capire come il cervello procedesse nelle proprie elaborazioni e di svelare quindi chi e cosa fosse la "Coscienza". Una procedura che - come le più recenti ricerche hanno dimostrato - conduce in errore. Il modus operandi del cervello infatti è quello del broadcasting come per le televisioni: da un punto il messaggio viene diffuso in tutto il cervello. Il punto di diffusione corrisponde ai neuroni della corteccia prefrontale e parietale, poi ogni singola area può agire selettivamente e specificamente sul messaggio, con la possibilità di fruirne opportunamente o di ignorarlo. Le più recenti ricerche hanno però, al tempo stesso, dato ragione alla concezione di Freud. Si è cioé chiarito che questa è solo la punta dell' iceberg e che la parte più cospicua dell'elaborazione è dovuta all'inconscio che continua a restarci in gran parte oscuro e approcciabile solo per vie indirette, anche se, rispetto ai tempi di Freud si sono fatti dei progressi ed in particolare si è chiarito che ad esso possono partecipare tutte le aree del cervello. Il suo agire poi, è ormai assodato, è quello prfigurato anche già dal padre della psicanalisi: esso cerca sempre di rapportarsi ai dati sensoriali elaborando da questi sia delle vere e proprie statistiche sia degli schemi sia una enorme quantità di elaborazioni che non giungono alla soglia della coscienza. La selezione di questa immensità di informazioni è fatta dall'attenzione la quale attribuisce la rilevanza soprattutto in base al cosa può essere importante e cosa è cambiato. Qui l'interazione fondamentale è quella della emotività - come peraltro già aveva detto sia Freud ma anche Sartre ed Edith Stein - e dunque dei centri emotivi del cervello. Essa seleziona dall'inconscio gl'obbiettivi rilevanti per la coscienza, come anticipato dagl'autori citati. In tutto ciò si intreccia anche l'ereditato e l'appreso essendo alcuni di questi meccanismi ereditati ed altri (la maggioranza) appresi. In buona sintesi: è confermato il quadro d'insieme da Freud in poi ed in esso si è finalmente chiarito il modus operandi di ciò che chiamiamo coscienza. Ed infine è definitivamente accertata una realtà che fa storcere il naso ai benpensanti: questo tipo di coscienza (e di inconscio) l'abbiamo in comune con gl'animali e non solo scimpanzé e scimmie, ma anche cani, gatti, topi, ratti etc. ...
francesco latteri scholten.
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