Dopo la cacciata del Presidente Abed Rabbo Mansour Hadi da parte dei miliziani Huthi è scattato l'intervento aereo saudita con il plauso di Egitto, Kuwait, Emirati Arabi, Marocco, Giordania, Sudan, Pakistan, Katar e Bahrain. Si sono aggregati anche - per parte occidentale - Stati Uniti, Inghilterra e Turchia. Egitto, Pakistan, Giordania e Sudan si sono dichiarati disponibili a partecipare ad un'offensiva di terra. La UE, per parte sua, ha dichiarato tramite la ns Mogherini di non credere in una soluzione militare del conflitto. Invero la rivolta in quello che è considerato da sempre il "quartiere povero" dell' Arabia Saudita trova tutti e 4 gl'elementi che sono all'origine della conflittualità mediorientale: il contrasto religioso tra sciiti (l'Islam moderato non jihaddista) e sunniti (pro jihad) spesso maschera del contrasto politico e socioeconomico; la cotrapposizione tra le due potenze regionali Iran ed Arabia Saudita. Il mixing di questi elementi non è omogeneo come a prima vista si potrebbe pensare considerando che l'Iran è prevalentemente sciita e l'Arabia dichiaratamente sunnita. Così l'Arabia sunnita combatte l'ISIS ed Al Qaeda (originariamente create proprio dai sauditi) al pari della Turchia che poi però porta avanti al proprio interno da Stato laico che era, una forte politica di islamizzazione sunnita, proprpio come i sauditi. Egitto, Giordania, Marocco e Kuwait combattono lo jihaddismo ma sono subito pronti ad intervenire in favore del maggior referente di esso, in particolare l'Egitto ha già inviato 4 navi militari. Anche gli USA di Obama, se da un lato stanno giungendo all'accordo con Theeran contro il "Califfato", dall'altro sono subito al fianco di chi ha creato Al Qaida prima e l'ISIS poi. Per parte sua l'Iran, il contendente alla supremazia regionale, se da un lato ha negato di aver dato alcun sostegno ai miliziani Huthi, dall'altro ha chiesto una immediata cessazione delle attività militari ai sauditi. La questione vera è anche quella che ovviamente del "quartiere povero" e soprattutto della sua povertà non importa assolutamente nulla a nessuno, però la sua collocazione geografica è proprio davanti allo stretto marittimo in cui passa la maggior parte del petrolio del pianeta trasportato via mare e di questo invece importa a tutti: i sauditi hanno allertato già 100 aerei da combattimento ed oltre 150.000 uomini. Insomma, un mixing esplosivo ed il terrore di Sanaa evoca lo spettro mediorientale di Beirut.
francesco latteri scholten
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