Il
ventitré ottobre u.s. La Corte Costituzionale, distanziandosi
nettamente da determinati orientamenti ahimè alquanto in voga, si è
pronunciata esplicitamente sulla Procreazione
Medicalmente Assistita (PMA) mettendo giustamente al centro la
Famiglia e l'interesse del nascituro come d'altronde vuole la ns
Costituzione.
In particolare la Consulta ha ribadito che la Famiglia
è solo quella prevista dall'art. 29 Costituzione, ovvero la “Società
Naturale” fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna.
All'origine
della Sentenza il caso di due coppie lesbiche
(unite
civilmente in un caso, sposate all’estero con atto successivamente
trascritto nel registro delle unioni civili nell’altro) che
decidevano di realizzare il proprio desiderio di maternità facendo
richiesta di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente
assistita (PMA) alla ASL competente.
In particolare si
era chiesto alla Corte di valutare se la normativa nazionale in
materia, che riserva l’accesso alla PMA alle sole coppie formate da
persone di sesso diverso,
prevedendo anche un ingente corredo sanzionatorio in caso di
violazione, sia
rispettosa del principio di uguaglianza e del diritto al rispetto
delle scelte di vita privata e familiare
di cui all’art. 8 della CEDU. “La
risposta della Corte è di segno negativo
e muove dall’assunto, condiviso anche a livello europeo, che in una
materia così delicata il bilanciamento tra gli interessi coinvolti
spetta al legislatore, le cui scelte sono sindacabili dalla Consulta
solo se viziate da irragionevolezza. Una valutazione che la Corte
esclude nel caso in esame, ritenendo che sia corretto
disciplinare diversamente due realtà (coppie omosessuali e coppie
eterosessuali)
considerate tra loro ontologicamente diverse”
(Altalex). E quest'ultimo passo è assai significativo: dunque la
Consulta ha ritenuto una differenza
Ontologica tra Famiglia e coppie gay che pertanto non sono
equiparabili.
Ancora, e sempre in controtendenza a certe mode vigenti, la Sentenza
ha messo al
centro i diritti del nascituro e
non “la pretesa di una coppia omosessuale di ottenere per legge
quel che la natura non consente: la procreazione.
Un vero ribaltamento della prospettiva. La Consulta ha infatti
rilevato che è giusta la preoccupazione del legislatore,
a fronte delle nuove tecniche
procreative,
di garantire il rispetto delle condizioni ritenute migliori per lo
sviluppo della personalità
del
nascituro. Significa che in linea di principio
una coppia
eterosessuale rappresenta il “luogo” più idoneo per accogliere e
crescere il nuovo nato. E tutto questo a prescindere dalla capacità
della coppia omosessuale di svolgere validamente anch’essa le
funzioni
genitoriali”
(il Secolo d'Italia). Una Sentenza dunque destinata a fare scuola e
nella direzione dei valori autentici già sanciti dalla Costituzione
e dalle nostre tradizioni plurimillenarie con buona pace di mode e
movimenti di un modernismo sempre più antiumanista.
francesco
latteri scholten.
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