Di
Alitalia ho avuto modo di occuparmi più da vicino agli inizi
degli anni '90, da “Segretario Particolare” e primo dirigente
della segreteria di Roma di Don Vincenzino Russo. E' un nome
che ai più dice poco, vista anche la deliberata scelta di Don
Vincenzino di tenere un profilo mediatico il più basso possibile:
una volta, davanti a Palazzo, in presenza delle telecamere mi fu
chiesto “chi è il parlamentare appena entrato?” ed in ossequio
alle disposizioni che avevo in proposito risposi con un inglesissimo
“no comment”. Eppure, dietro le quinte, Vincenzo Russo è
stato uno degli uomini politici più forti della “Prima
Repubblica”, grazie anche alla consorte, nobildonna dell'alta
aristocrazia veneta, vicina a Mariano Rumor ed introdotta nel
Gotha economico politico dell'epoca. Don Vincenzino, pugliese,
aveva conosciuto Enrico Mattei ed ha fatto parte della galassia
politica dell' ENI praticamente dai suoi albori. E' stato
Ministro per gli Affari Regionali, e, più ligio all'etichetta
di sua moglie (peraltro osservantissima), era stato anche insignito
del premio di “Parlamentare più elegante”. Ai tempi in
cui Aldo Moro era Aldo Moro, in Puglia Don Vincenzino nella
sua terra prendeva più voti dell'ex Presidente della DC. Agli inizi
degli anni '90 l'Italia è alla sua XII legislatura e Don
Vincenzino ne ha fatte da parlamentare nazionale già undici. Di
norma
i parlamentari sono assegnati ad una Commissione Parlamentare,
Don Vincenzino, all'epoca in cui fui a suo servizio, era
assegnato a due: l'importantissima V Commissione Bilancio e la
“famigerata” XII Commissione Partecipazioni Statali (cui
afferivano, oltre ENI anche IRI, Finmeccanica, Alitalia etc.). Tra i
faldoni in segreteria c'era anche, meno voluminoso di altri, quello
di Alitalia. Ebbene nulla risultava che non fosse già
evidente ad una osservazione macroscopica esterna, ovvero
l'accanimento, anche negli investimenti economici, di Alitalia per
il primato nei voli nazionali ed in particolare per il corridoio Roma
– Milano laddove già all'epoca non riusciva ad essere competitiva
con il “Pendolino” delle Ferrovie dello Stato. Roma –
Milano in aereo significava: un'ora di viaggio per arrivare da Roma
centro al Leonardo da Vinci di Fiumicino dove si doveva arrivare
almeno 45 min. prima dell'imbarco, fare l'imbarco, poi 40 min. di
volo, lo sbarco, andare alla distribuzione bagagli, aspettare il
proprio, andare alla partenza del mezzo per Milano e altri 50 min.
Per arrivare al capoluogo lombardo. Con il “Pendolino” si
andava comodamente alla stazione Termini in pieno centro di Roma e si
scendeva comodamente con molto meno stress in pieno centro di Milano
quattro ore e mezza dopo. Venivano poi una mancata politica di
razionalizzazione e dunque riduzione del personale
a livello
delle altre grandi compagnie insieme ad una politica di riduzione
dei costi. Infine: la mancata presa in considerazione di
quella che avrebbe dovuto essere la vera prospettiva di Alitalia,
ovvero la posizione geopoliticamente privilegiata dell'Italia al
centro del Mediterraneo: assurgere alla premiership nei
collegamenti nel Mediterraneo. Ebbene, dopo trent'anni, non è
cambiato nulla. Di più non si è in grado di competere in
termini di servizio – lo dico con grande amarezza – neppure con
le compagnie low cost. Faccio un esempio concreto personale:
dovevo tornare da Ivrea ad Acquedolci, non trovando un volo diretto
da Torino a Palermo ho optato per un volo Malpensa (è alla stessa
distanza dell'aeroporto di TO) Roma e poi Roma Palermo. Ecco le
differenze tra Alitalia e low cost: 1) Alitalia, biglietto
scontato Rm PA 350 Euro, aeromobile seminuovo, personale
sufficientemente cortese, hostess con le divise firmate, al decollo e
all'atterraggio per filodiffusione la musichetta della pubblicità
Alitalia, ma... atterrati a Roma, andiamo a scendere, avvicino la
hostess per chiedere a quale gate parte la mia coincidenza per
Palermo e come raggiungerla. Mi fa un sorriso che si illumina
d'immenso e mi dice “ha, ha... non lo sappiamo... ha, ha”; 2)
low cost, stessa tratta, biglietto 85 Euro, aeromobile recente,
personale agli stessi livelli di cortesia, le hostess non hanno la
divisa firmata, non c'è la filodiffusione al decollo ed all'arrivo,
vado a scendere e faccio la stessa domanda, risposta: “un attimo
che vediamo...” prende un computer e controlla, mi indica il gate e
mi fa vedere sulla piantina del computer la mia posizione
all'ingresso degli “arrivals” e come raggiungere il gate. Insomma
il punto è lì: dopo trent'anni si è ancora incaponiti,
meglio il coloritissimo termine siciliano “Amminchiati”, sulle
stesse concezioni, criteri e parametri con i quali già trent'anni fa
sarebbe stato impossibile essere competitivi e di più avere
delle concrete prospettive di crescita. Intanto grazie a
questo incaponimento Alitalia ogni mese fa perdite per decine di
milioni.
francesco
latteri scholten.
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