"Robespierristi, diteci chi era Robespierre..." così Ludovico Gatto inizia la sua prefazione a "La civiltà del Rinascimento" di Jacob Burckhardt, la più autorevole - insieme a quella di Eugenio Garin - sul Rinascimento. Non è un caso, la concezione della Giustizia e perciò dello Stato è infatti il fulcro stesso di questa epoca. E' un'epoca dove si è vista la moderna politica europea abbandonarsi ai propri istinti conculcando ogni diritto e soffocando il germe di ogni più sana cultura, ma, "dove queste tendenze furono arrestate o almeno in qualche modo controbilanciate, qui si ha subito qualche cosa di nuovo e di vivo nella Storia, si ha lo Stato nato dal calcolo e dalla riflessione, lo Stato come opera d'Arte. Questa nuova vita si manifesta tanto nelle Repubbliche che nei principati in mille modi diversi e ne determina non solo la forma interna ma altresì la politica estera." (Burckhardt, "La civiltà del Rinascimento" introduzione). L'incarnazione più autentica sono Firenze e Venezia, dove si ha la massima rinascita dell'antichità e dell'Umanesimo classico greco e latino. Ma, e qui concordano tanto il Burckhardt quanto Garin, "... il Rinascimento fu un fenomeno anzitutto prettamente italiano... e che dall'Italia seppe poi diffondersi soprattutto alla Francia ed alla Germania". Cultori del Rinascimento furono tra i tanti altri Lord Byron ed il nostro Ugo Foscolo che furono tra quelli che ne portarono una lieve ventata - peraltro praticamente senza seguito - in una Grecia prettamente bizantina. E' infatti Bisanzio a connotare per ben oltre un millennio la storia e la cultura Greca. E fu una dittatura brutale quella dell'impero ottomano che non lasciò giammai uno spazio sia pur minuto in cui potesse tornare in vita ciò che furono le antiche polis. Così nel 1822 si giunse all'indipendenza della Grecia, non tanto per la scintilla rinascimentale di Byron e Foscolo, quanto soprattutto per la ribellione della borghesia greca e per il sostegno dello Zar che ieri, come oggi Putin, voleva uno sbocco sul Mediterraneo. Delle polis antiche e della loro cultura restano le rovine che interessano più i turisti e gli studiosi "di fuori" come sono stati Burckhardt e Garin che non gl'autoctoni. Del resto proprio Tsipras e Varoufakis che della democrazia antica hanno ultimamente rivendicato le radici, all'epoca sarebbero stati bollati da tutti come populisti... Inoltre dei citati, da Platone a Demostene, tutti ritenevano che quello del démos fosse la forma di governo peggiore e più infausta...
francesco latteri scholten
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