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L'aviatore Francesco Latteri nel 60° della scomparsa.


Era il 10.7.1955 e nei cieli di Pescara volgeva al termine la gara per l'assegnazione del III Trofeo d'Annunzio e si era ormai all'ultimo giro, in prossimità dell'ultimo pilone di virata. Volare, per "Ciccio" Latteri, era la sua vera Vita, la dimensione autentica, quella in cui si sentiva realizzato. Juan Manuel Fangio, considerato il massimo corridore di tutti i tempi, richiesto sulla sua passione disse: "... per alcuni il massimo nella vita è il Pensiero, per altri arrampicarsi su una parete rocciosa o immergersi nelle profondità degl'abissi... Per altri ancora stare con una donna, per altri dipingere o contemplare il Bello. Per me è correre: è la Libertà." Così per "Ciccio" era volare. Così l'ultima foto che lo ritrae è la più vera, quella che di lui ci rimanda l'essenza più profonda e realizzante: quella scattata il giorno prima della gara, al termine dei voli delle prove, mentre scende dall'aereo. Era nato ad Acquedolci ventisei anni prima da "Don Cirino" "il chimico" e da sua moglie Luigia, una trentina di origini austriache. Diplomato Geometra, si era trasferito a Palermo 


dove era funzionario dell' Ente per la Riforma Agraria in Sicilia. Dopo il volo, "Ciccio" aveva un'altra grande passione: il Vespone, che conduceva con estrema abilità e spericolatezza esibendosi spesso in gimcane sulle curve che da Palermo portavano alla vicina Monreale. "Univa in perfetta sintonia l'argento vivo siciliano e la freddezza nordica", così la sua fidanzata nel rivelare - ed ex post è un presagio forte e funesto - un fatto accaduto in aprile. Dopo un bagno a mare in tarda mattinata insieme ad amici comuni all' Isola delle Femmine, si erano recati in Vespone a Monreale. Preso il caffé insieme, Ciccio era andato a prendere il Vespone, lasciato ad un centinaio di metri. Arrivava forte acrobatando tra il traffico, poi un'improvviso stridore di pneumatici. Lei ebbe un sussulto, una stretta al cuore e poi, per un attimo tutto si oscurò: un No gridò dentro di lei come No a doverlo vedere morire davanti ai propri occhi. Ma fu solo un istante, poi si sentì un tonfo e fu luce e lei guardò nella direzione del suono: Ciccio, balzato all'ultimo istante dal Vespone, era atterrato carponi sul cofano di una delle automobili in sosta: illeso. Arrivò facendo finta di niente, poi andarono a visitare la splendida Cattedrale ed il 


Chiostro. Rientrati a Palermo, prima di lasciarsi, dopo averla abbracciata, lui, porgendole una tessera di uno dei mosaici che aveva estratto con il coltello a scatto che portava sempre con sé, le disse: "... tieni è per portarlo con te in Germania per pensare a me e ad oggi...". Oltre all'ultima foto c'è un'altra immagine molto bella di Ciccio, quella di un dipinto ad olio su tela che lo ritrae adolescente, le utilizzo entrambe per illustrare quest'articolo.
francesco latteri scholten

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