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Gerusalemme, ambasciata USA e collaborazione CIA, Mossad e Al Amma.


Contrariamente a quanto vuole la sinistra radical chic ed i suoi media, specie da noi, non c'è nessun colpo di testa del presuntamente eccentrico miliardario americano diventato Presidente USA grazie a presunti intrallazzi le indagini sui quali stanno soltanto mettendo in luce gl'intrallazzi veri dell'apparato statale della sinistra radical chic. Così come, tranne nelle teste e sui media della sinistra radical chic, non c'è e non c'è mai stata nessuna “primavera araba” come il caso Regeni ha ben dimostrato. La realtà è che con il “nucleare iraniano” gli equilibri mediorientali si sono orientati in senso del rafforzamento del noto asse di sempre: USA, Arabia Saudita, Israele. Il rafforzamento della collaborazione militare è decollato soprattutto all'indomani dell'elezione di The Donald nel 2016 a ben sottolineare il fallimento ed il tramonto definitivo della politica mediorientale targata Obama / Clinton. La rafforzata collaborazione militare USA con Israele e con l'Arabia Saudita è anzi sfociata in collaborazione tra sauditi e Stato ebraico. Un 


ruolo importante ha avuto il giovane Re Saudita Mohammed Bin Salman, recentemente protagonista delle cronache mondane per l'acquisto del “Salvator Mundi” di Leonardo da Vinci per circa mezzo miliardo di dollari. Il fatto più importante per il regno del giovane sovrano saudita è il viaggio, risalente a qualche tempo prima dell'annuncio del Presidente americano Donald Trump di trasferire l'ambasciata americana in Israele a Gerusalemme, di personaggi di vertice del Mossad a Riad per un inizio di collaborazione direttamente con la Al Mukhabarat al Amma ovvero la Presidenza Generale dell'Intelligence saudita. A livello di Intelligence si crea così una nuova triangolazione in Medioriente. La ricostituzione in forma nuova e rafforzata del vecchio triangolo, se da un lato segna il fallimento della politica della sinistra Obamaclintoniana e segnatamente della politica palestinese, dall'altra segna la vittoria della politica di Benjamin Netanyahu il quale ha saputo ben interagire (dati economico politici alla mano) con il mondo arabo e costruire una realtà in cui la presenza ed il valore israeliani sono ormai direttamente richiesti anche dagli stessi arabi. Insomma per il mondo arabo, 


sauditi ed egiziani in testa, il rapporto con Israele e ben più importante che quello con i palestinesi delle incongruenze, lotte intestine, ipocrisia nei rapporti con Israele e lo stesso mondo arabo dei quali ormai anche molti tra gl'arabi sono stanchi. Comunque sia, la creazione di uno Stato palestinese autonomo è stato riconosciuto anche da Mohammed Bin Salman, però con capitale il villaggio di Abu Dis ed un ultimatum di due mesi per accettare. Che il gesto di Trump non sia un “colpo di testa” lo svela ormai anche la TV israeliana, come altri anche nel mondo arabo: The Donald ha avuto già prima il placet sia di Egitto che di Arabia Saudita. Totalmente anacronistico e patetico è invece l'atteggiamento del Governo italiano, non per niente a guida radical chic, che si è associato all'intifada anti israeliana per una condanna in sede ONU, quando USA, Arabia Saudita ed Israele sono tra i più importanti Paesi di riferimento proprio anche per l'Italia in Medioriente. Il gesto di Gentiloni evidenzia solo quanto importante ed improcrastinabile sia per l'Italia un ritorno alle politiche portate avanti da Silvio Berlusconi.
francesco latteri scholten.

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