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4 novembre: il centenario della Vittoria e dell'Unità Nazionale ad Acquedolci.


Dal 4 novembre 1918 - data dell'entrata in vigore dell'armistizio di Villa Giusti, siglato il giorno precedente fra l'impero austro ungarico e l'Italia - ci separa ormai un secolo. Di acqua sotto i ponti da allora ne è passata tanta: il “Ventennio”, la seconda guerra, la guerra fredda, la caduta del muro... Una distanza che mitiga i coinvolgimenti affettivi e concilia una valutazione più serena. Ciò che è certo è che l'armistizio di Villa Giusti non segna semplicemente la fine di una guerra bensì di un'epoca, quella degli imperialismi monarchico coloniali. L'era successiva, quella delle ideologie, è invece già sorta un anno prima, nel 1917, in Russia. Porterà ad una guerra ancora peggiore: più vasta e ricca di morte. La 


concluderà il connubbio peggiore: quello tra ideologia e tecnologia con le atomiche di Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Si apre un nuovo orizzonte, la guerra fredda. Terminerà con il tracollo valoriale ad opera di San Giovanni Paolo II del regime comunista, dovuto anche al suo tracollo economico: è il novembre 1989. Oggi, ad Acquedolci, il cielo è nuvolo, ma l'atmosfera placida e tiepida ed il corteo muove da piazza Municipio alle 11.30 per giungere in una decina di minuti al monumento ai caduti nella vicina Piazza Mazzullo, dal nome del primo Sindaco di Acquedolci nel 1970. Si inizia con la lettura della preghiera per la Patria, quindi una novità: al nuovo pennone appena donato dal Sindaco Avv. Alvaro Riolo è innalzato il Tricolore. Sono ricordati i morti di questi giorni 


dovuti alle calamità naturali. Il Colonnello Fontana dell'Esercito Italiano ricorda l'Armistizio di Villa Giusti, ne segna il significato di fine di un'era, e specifica i nuovi ruoli dell'Esercito, soprattutto di Pace e di sostegno alle popolazioni. L'Avv. Alvaro Riolo sottolinea il confronto del centenario con la realtà attuale: “Oggi l'Italia è nella UE e nell'ONU dunque non si tratta più di parlare di allargamento di un confine territoriale o della sua difesa, bensì della Identità: l'Italia sin dai tempi più antichi ha sempre avuto uno Spirito internazionale e si è caratterizzata per l'accoglienza. Oggi celebriamo lo Spirito della Patria nel senso del servizio ai cittadini italiani e del mondo. Così le guerre 


sono guerre nuove: il lavoro, lo studio... fattori che hanno costretto tanti ns giovani a lasciare il territorio. (…) Dunque celebrare il Civismo, è questo il senso attuale del 4 Novembre ed in questo senso è significativa qui la presenza anche della Società Operaia, dei Reduci, ma anche del Ferrari Club e dell'Arciprete Luigi Santoro.”
francesco latteri scholten.


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