In
tutti i tempi, in tutte le società, presso tutti i popoli e sotto
l'egida della maggior parte delle religioni, la famiglia è stata
considerata il nucleo fondativo della società e dello Stato. E' il
passaggio da primitive associazioni di stampo predionisiaco e
dionisiaco (o avaloniano) alla famiglia, a segnare il passaggio dalla
preistoria alla Storia. Una breve parentesi eccezionale è la ricerca
giovanile, idealistico utopistica, di un già Grande ma ancor
“giovane” Platone de “La Repubblica” dove si è alla ricerca
del Bene e della Giustizia per costruire la società ideale. E'
Platone stesso a chiudere la parentesi per un istante aperta, con i
suoi scritti più maturi, che sfociano ne i “Nomoi”, “Le
Leggi”, il suo approdo finale, dove la ricerca idealistico
utopistica cede il posto ad un maturo pragmatismo in cui si ricercano
i principi e dunque le leggi che possano normizzare una società ed
uno Stato concreti. Qui la sessualità è quella soggiacente
all'amore tra un uomo ed una donna al fine di una procreazione per
amore. Dunque niente
più donne in comune e figli cresciuti anch'essi
dalla comnunità, come ne “La Repubblica”, bensì la Famiglia. Ed
è alla famiglia, nata dall'amore tra un uomo ed una donna che il
cristianesimo aggiungerà, oltre la nuclearità normativa, l'aura
della sacralità. Il primo e più micidiale colpo di scure a questo
sistema è dato dal cogito cartesiano: “Cogito ergo sum”. Penso,
dunque sono. La prima e più assoluta certezza è quella del pensiero
soggettivo: la certezza è la verità del soggetto. La certezza non
coincide più con la “Verità” di Dio, del Mondo (o della
Natura), della società, dello Stato, bensì con la “verità” del
singolo. Adesso la verità sociale è data dalla sommatoria delle
singole arbitrarietà personali. Su questa concezione si innesta il
passo successivo, quello compiuto da Rousseau e che origina la
rivoluzione francese: il contratto sociale. La verità non è più
quella di Dio e della Natura (e dunque della natura umana), bensì
quella scaturente dall'accordo delle soggettività. Sono esse ad
indicare e
costituire la “volontà” collettiva. Alla “Volontà
di Dio” ed alla Natura (e natura umana) si è sostituita la volontà
scaturente dall'accordo comune: la volontà umana anche a prescindere
dalla natura umana. E così “l'uomo del contratto” per eccellenza
assume una sua fisionomia ben precisa: quella del “citoyen”,
ossia del borghese, l'uomo della rivoluzione francese. A denunciare
con forza l'arbitrarietà del passaggio rousseauiano è uno dei
filosofi più grandi, l'ultimo dei classici ed il primo dei
contemporanei: Hegel. Il filosofo di Stoccarda ribadisce con forza la
centralità socio culturale e normativa della famiglia quale nucleo
fondante della società e dello Stato. Nei confronti della
rivoluzione tuttavia la concezione hegeliana – Hegel è del 1770 –
pare porsi proprio nei termini del volo della civetta di Minerva di
cui parla nella prefazione ai “Lineamenti di filosofia del
diritto”: “... riguardo alla pretesa di istruire su come
dev'essere il Mondo va detto che la Filosofia giunge in ogni caso
troppo tardi. In quanto è il pensiero che pensa il Mondo, essa si
manifesta nel tempo solo dopo che la Realtà ha completato il proprio
processo di formazione e si è ben assestata.” La denuncia più
forte contro
la concezione dell'uomo in quanto bourgeois arriva dai
due più eminenti hegeliani di sinistra, Karl Marx e Friedrich Engels
ne “Il manifesto del partito comunista” dove si nota come non
solo questa concezione distrugga tutto il sistema valoriale
preesistente, ma anche, al tempo stesso, porti in sé la più
radicale delle alienazioni: l'uomo del contratto, ossia dello
scambio, è uomo ridotto anch'esso ad oggetto, a merce di scambio
appunto e collocato in un sistema antiumano nel quale c'è solo
l'annientamento del valore della persona. La Storia tuttavia ha
dimostrato falsa la previsione, semplicistica della implosione del
sistema borghese e l'uscita da esso con la statalizzazione del mezzo
di produzione. Questa infatti porta soltanto al passaggio dal
capitalismo privato a quello di Stato. C'è qui una nuova forma di
totalitarismo, che con quella del contratto, che si esplicita nel
manchesterismo prima e nel suo erede, il nazismo, poi, ha molti punti
di contatto, quelli che consentono la stretta di mano tra Hitler e
Stalin. In particolare, per la famiglia, il suo rifiuto ed il ritorno
alla concezione platonistica de “La Repubblica”, che Hitler bene
espresse con il detto per incitare alla procreazione “ein Kind fuer
Deutschland, ein Kind fuer den Fuehrer” (un bimbo per la Germania,
un bimbo per il Fuehrer). E, Stalin porterà avanti una politica
analoga. L'altro erede del contrattualismo, il liberalismo borghese,
è invece più subdolo. Esso infatti porta avanti un totalitarismo
che è ben celato dietro le quinte della propria falsità ipocrita,
che esalta l'apparente libertà del contrattualismo. L'eroe è l'eroe
americano, interpretato da tanti, da John Wayne a Clint Eastwood, a
Charles Bronson, a Lee Van Cliff a tanti altri. Una volta, ormai
diversi anni addietro, ricordo, in Germania a Bonn, un amico mi disse
di esser capace di riassumere la trama di tutti i film di John Wayne
in meno di un minuto. Rimasi assai perplesso, ma lui proseguì
imperterrito: punto uno: l'eroe arriva in una valle o in una città;
punto due: lì ci sono dei problemi; punto tre: l'eroe risolve questi
problemi; punto quattro: l'eroe và via nel sole che tramonta. E'
l'eroe solitario, simile al Melchisedek della Bibbia, senza
genealogia, senza padre né madre, ma, a
differenza di Melchisedek, ch'era ed è sacerdote del Dio dell'uomo, il nuovo eroe ha un solo e nuovo fine: l'oro. Non più il Dio dell'uomo, bensì il materialismo, edonista, lo stesso che anche il cotratto alla fine porta in sé. Ed il fine è identico, tanto per il delinquente quanto per “l'uomo di lagge” che gli dà la caccia, ed alla fine i due si confondono e sfocano l'uno nell'altro come in “Patt Garrett e Billy the Kid” o anche in “L.A. Confidential”. Ad essi corrisponde la donna del tutto analoga: la prostituta. La famiglia anche qui è di fatto negata e combattuta, e più acremente, ma la lotta è nascosta dall'ipocrisia di un sistema che propugna ufficialmente la lotta per la libertà la quale però è invero la falsa libertà dell'edonismo materialista soggettivo, in cui il Dio dell'uomo (e perciò l'uomo) è non solo negato ma anche irriso e la cui vera natura totalitaristica in cui tutto è ridotto al solo orizzonte dello scambio e del possesso, è celata... E' un totalitarismo assai peggiore, infine, degl'altri, perché in quelli almeno ci si preoccupava espressamente – sebbene alienatamente – della procreazione, in questa invece affatto e l'esito è la denatalità, la senescenza e la morte.
differenza di Melchisedek, ch'era ed è sacerdote del Dio dell'uomo, il nuovo eroe ha un solo e nuovo fine: l'oro. Non più il Dio dell'uomo, bensì il materialismo, edonista, lo stesso che anche il cotratto alla fine porta in sé. Ed il fine è identico, tanto per il delinquente quanto per “l'uomo di lagge” che gli dà la caccia, ed alla fine i due si confondono e sfocano l'uno nell'altro come in “Patt Garrett e Billy the Kid” o anche in “L.A. Confidential”. Ad essi corrisponde la donna del tutto analoga: la prostituta. La famiglia anche qui è di fatto negata e combattuta, e più acremente, ma la lotta è nascosta dall'ipocrisia di un sistema che propugna ufficialmente la lotta per la libertà la quale però è invero la falsa libertà dell'edonismo materialista soggettivo, in cui il Dio dell'uomo (e perciò l'uomo) è non solo negato ma anche irriso e la cui vera natura totalitaristica in cui tutto è ridotto al solo orizzonte dello scambio e del possesso, è celata... E' un totalitarismo assai peggiore, infine, degl'altri, perché in quelli almeno ci si preoccupava espressamente – sebbene alienatamente – della procreazione, in questa invece affatto e l'esito è la denatalità, la senescenza e la morte.
francesco
latteri scholten
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