Con
lui tutta la schiuma della feccia della “I Repubblica”, quasi a
voler sostenere nel più vigoroso modo possibile la “veridicità”
della tesi opposta, così come egli stesso, mettendola in bocca a
Renzi, l'ha sintetizzata: “... se vince il no è la rovina del
Paese”. Di sicuro il Referendum, sia che vinca il No sia che vinca
il Sì, segnerà la fine della sinistra italiana. Ciò a cui stiamo
assistendo è una sceneggiata politica (che non riesce neppure ad
assurgere a farsa) che va oramai avanti da oltre mezzo secolo, e di
cui pare siamo finalmente all'atto ultimo. L'emblema della politica
della sinistra (ma anche del cattolicesimo) degl'ultimi cinquant'anni
è una nota carta dei tarocchi: “l'appeso” ovvero il suicida. In
uno dei suoi ultimi numeri la rivista satirica degl'anni '90 “Cuore”,
in prossimità delle elezioni titolava a caratteri cubitali in prima
pagina “Il mio culo per un voto”.
Ovvero il potere per il potere
e dunque l'apostasia (al pari dei cattolici) dai propri riferimenti
valoriali. “... da una parte Berlinguer ed il CC del PCI,
dall'altro i vecchi potenti democristiani; quanto al Vaticano, è
molto tempo che lì ormai i “cattolici” si sono dimenticati di
essere cristiani” scriveva già Pasolini su “Il Corriere della
Sera” negl'anni settanta. Dalla “morale” che di fatto tanto per
i “comunisti” (come proprio ad es. l'allontanamento di Pasolini
dal partito per “indegnità” testimonia) quanto per i “cattolici”
è di fatto quella vittoriana, ossia fascista, al lavoro dove CGL,
CISL, UIL (le tre M...) sostengono le posizioni di privilegio dei
propri iscritti a discapito della massa dei lavoratori spinti di
fatto nel precariato e nel nero legalizzato delle “collaborazioni
fiduciarie continuative”, alla famiglia (ce n'è, sia per i
comunisti che per i cattolici, una sola: l'ultima), all'ecologia
(Vendola è tra gl'inquisiti per i maxi inquinamenti dell' ILVA in
Puglia...). Insomma, l'apostasia di massa, come aveva già
profetizzato, per i cattolici, nientemeno che Nostradamus in persona,
ma non si venga per favore a dire che sono di sinistra Vendola,
Bersani, D'Alema, & C. Il fatto è che se vince il Sì non ci
sarà nessuna delle favolosità di progresso visionarizzate da Renzi
perché il Senato non è abrogato (come invece avrebbe dovuto vista
l'esistenza della Conferenza Stato Regioni se veramente si fosse
voluta una velocizzazione dell'iter legislativo ed una riduzione dei
costi) ma trasformato in Camera dei nominati. Ci sarebbe la
istituzionalizzazione della Casta e del privilegismo, e, al tempo
stesso, la marginalizzazione politica definitiva dell'ex PCI
confluito nel PD, di cui i citati – a cominciare dallo stesso
D'Alema – fanno storicamente parte. Di contro la vittoria del No
sancirebbe la vittoria del M5S e perciò di nuovo ed egualmente la
trombatura di D'Alema, Bersani, Vendola & C. Insomma, come già
diceva qualcuno “ci sarà anche una logica in tutto questo, ma mi
sfugge...”
francesco
latteri scholten.
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