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solito, l'oscurantismo è portato avanti brandendo la spada
dell'innovazione, del progresso, della costruzione di una società
migliore, specie quando si tratta della formazione e segnatamente di
quella delle élites. E' così che il progetto Renzi per i docenti
universitari si ripropone assai semplicisticamente ciò che già è
stato fatto con sua moglie, chiamata ad insegnare alle superiori per
“chiamata”, e aggiungerei religiosamente, dall' “alto”. I
raffronti storici sono però utili ad orientarsi e consentono così
di misurare il progresso vero. Ciò cui più somiglia il progetto
renziano è la riforma Gentile del 1923, un anno dopo la conquista
del potere da parte dei fascisti con la marcia su Roma. Oltre la
nomina dei docenti per chiamata, la riforma Gentile compendia altre
soluzioni che sicuramente potrebbero piacere: una pedagogia che nega
qualsiasi nesso con la psicologia e l'etica, l'ordinamento
gerarchico, e, a partire dal '33 la previa inchiesta sulle opinioni
politiche dei nominandi nonché l'iscrizione obbligatoria al partito
fascista. Insomma
provvedimenti di epoca medioevale, quali quelli di
Federico II (1158) o Papa Alessandro III (1180) unanimemente
giudicati di grande valore giuridico, sociale e culturale dovrebbero
alla luce dell'ottica renziana essere classificati quale disordine
strumentale sessantottesco indirizzanti alla contestazione tout
court. La “Constitutio Authentica Habita” del 1158 infatti –
considerata di fatto la norma giuridica che consentiva la pratica
della Universitas Studiorum – tutelava la libertà di studio sia
degli studenti che dei docenti. Non un gerarchismo generico ma
assoluto alla Mussolini, bensì una vera meritocrazia scientifico
culturale e la sua tutela. Il lungimirante Imperatore infatti con il
decreto prendeva sotto la sua protezione imperiale sia studenti che
professori contro rappresaglie o escussione dei beni, concedeva
immunità eguali a quelle ecclesiastiche, assicurava il diritto di
poter essere eventualmente giudicati dal proprio foro giuridico o
ecclesiale, e garantiva e tutelava la “peregrinatio accademica”.
Pochi anni dopo, nel 1180, un Papa altrettanto lungimirante,
Alessandro III fondatore della Univerrsità di Parigi (oggi “la
Sorbonne”), riprenderà la “Constitutio”, che Federico II aveva
ben fatto ad inserire nel Corpus Iuris Iustinianei, per le Università
Cattoliche. Tuttavia già a quei tempi esistevano i Don Matteo (o Don
Renzi?) in abito civile o in talare e così si dovrà già allora,
insieme studenti e professori salire sulle barricate per combattere
per la libertà delle Università, dello Studio e dell'insegnamento.
Proprio a Parigi sulle barricate troveremo nientemeno che Tommaso
d'Aquino (e dovrà intervenire Alessandro IV con la Quasi lignum
Vitae del 1255 per farlo insegnare...) Nel '68 per le stesse cose
troveremo in lotta, sulle barricate, Jean Paul Sartre, sulle
posizioni di Tommaso, ma da laico, così come Papa Alessandro III da
credente aveva ripreso il laico Federico II. In lotta contro di Don
Renzi in talare Tommaso scrisse l'attualissima “Contra Dei cultum
impugnantes... Siamo all'eterno ritorno.
Francesco
latteri scholten.
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