Diversamente da quanto
riportato dalla stampa italiana, attenta a ripetere le posizioni dei
salviniani tedesco olandesi loro amici – radicalmente anti
europeisti ed antiitaliani -, il fronte della “Solidarietà
Europea” in Germania è vasto e diffuso e va dall'ex
ViceCancelliere Joschka Fisher, all'ex Cancelliere Gerhard
Schroeder, all'attuale Presidente della Bundesrepublik Frank Walter
Steinmajer, ad Ursula von der Leyen, all'ambasciatore Viktor Elbling
ed a tanti altri. Posizioni, con l'eccezione di “Avvenire” e il
“Corriere della Sera”, praticamente ignorate in Italia ed irrise
sul web. Vale
la pena di ricordare almeno due dichiarazioni, quella
di Steinmajer “La Germania non può uscire da questa crisi forte e
sana se se i nostri vicini non saranno anche loro forti e sani.
Questa bandiera blu non è qui per caso. A trent'anni dall'unità
tedesca, a settantacinque anni dalla fine della guerra noi tedeschi
non siamo solo chiamati, siamo obbligati alla solidarietà” e
quella di Elbling “Qui non si parla della vittoria di un Paese o di
un altro. Se riusciamo, con le misure adottate, a contrastare
efficacemente l'emergenza Coronavirus, sarà stata una vittoria per
la nostra Europa. In
questa crisi si sta dimostrando molto più
attiva, capace e solidale di quanto alcuni vogliono far credere”.
Ad Angela Merkel – che ha dovuto sperimentare personalmente
l'esperienza della quarantena – il compito difficile di tradurre il
tutto in pratica affinché non restassero “solo vuote parole”
come sprezzantemente detto da tanti. Un compito difficile che ha
trovato la sua concrezione che ha consentito di aggirare i salviniani
tedesco olandesi (ed italiani) sostanzialmente in due mosse: 1) il
“ni” ai coronabond; 2) il toglimento, sottobanco, dei vincoli al
Mes. Ursula von der Leyen ha avuto così le basi ed il via libera per
un nuovo “Piano Marshall” per l'Europa, “un bazooka non
inferiore a quello di Trump per l'America”. Al tempo stesso la “via
tedesca” alla lotta sul campo al coronavirus, non tarata, a
differenza di quella italiana, da anni ed anni di tagli alla sanità:
sono circa 30.000 i posti di terapia intensiva
disponibili in
Germania, contro i solo 5.000 in Italia. La via dei tamponi a tappeto
non è stata seguita anche per l'alto margine di errore di questi (il
30%). Si è puntato molto più sul tracciamento e sulle cure ed
ospedalizzazioni mirate. I risultati sono significativi: nessun
decesso tra medici ed infermieri, solo circa 3.000 decessi nella
popolazione a fronte di un numero di contagiati vicino a quello degli
altri grandi Paesi europei: circa 120.000. La Germania non ha seguito
la via dell'isolamento sociale forte, le imprese non si sono mai
fermate e si è sulla via di una riapertura prudente e progressiva.
Si tratta, Angela Merkel lo sottolinea, di “ein zerbrechlicher
Sieg”, una vittoria fragile. Per il momento le ceneri sono ancora
tante ma la Fenice europea comincia a risorgere...
francesco latteri
scholten.
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